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Ecco come gli alberi proteggono i beni storici e culturali dall’inquinamento | L’analisi

Per proteggere i beni storici e culturali dai danni da inquinamento, gli alberi sono efficaci ma devono essere il più possibile vicino alla strada.

Lo rileva lo studio ‘Nature-based solutions for monitoring the impact of vehicular particulate matter and for the preventive conservation of the Palatine Hill archaeological site in Rome, Italy’, appena pubblicato sulla rivista ‘Science of the Total Environment’, condotto da un team di esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, del Parco Archeologico del Colosseo, dell’Università di Siena e dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

I ricercatori hanno caratterizzato il particolato metallico atmosferico dovuto al traffico veicolare di Via dei Cerchi, studiando la sua diffusione mediante il campionamento di foglie di varie specie arboree e arbustive presenti a Via dei Cerchi e nelle aree archeologiche del Palatino.

I dati sulle foglie sono stati integrati con quelli derivanti dall’esposizione di trapianti lichenici posti a distanze crescenti da Via dei Cerchi, fino all’interno della Schola Praeconum, in questi mesi oggetto di un intervento di valorizzazione nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Caput Mundi, e sulla sommità del Palatino.

Lo studio ha dimostrato che la concentrazione delle particelle metalliche bioaccumulate dai licheni e dalle foglie dipende dalla distanza longitudinale dalla strada, con modesta influenza della quota rispetto al piano stradale.

Pertanto, per fornire i migliori servizi ecosistemici di conservazione preventiva dei beni storici e culturali, gli alberi devono essere posizionati quanto più possibile vicino alla sede stradale.

Le ricerche hanno impiegato sofisticate tecniche ambientali multidisciplinari, volte a determinare la diffusione delle polveri sottili, il Pm, fino all’area archeologica in esame.

Il Pm, notoriamente, crea strati scuri, abrasione e deterioramento nei beni culturali, con conseguente perdita artistica e danni permanenti.

Le particelle metalliche veicolari accumulate da foglie e licheni derivano da una miscela di emissioni di scarico e di frenatura, dipendente, nelle proporzioni, dai diversi tipi di regime di traffico in Via dei Cerchi.

I risultati hanno indicato che le foglie accumulano tutte le componenti del Pm, limitando così gli effetti avversi delle sue frazioni, siano esse atmosferiche o legate al suolo e alla risospensione, mentre i licheni sono i migliori bioindicatori della sola componente aerodispersa del Pm.

Grazie allo studio, “abbiamo potuto comprendere i livelli e l’andamento dell’inquinamento da particolato atmosferico nel nostro sito, analizzando peraltro l’efficacia delle barriere arbustive piantate sul Palatino nel 2020 per il contenimento delle polveri inquinanti”, afferma Alfonsina Russo, direttore del Parco archeologico del Colosseo.

Realizzato nell’ambito del progetto di ricerca ‘Cultural Heritage Investigations and Observations: a Multidisciplinary Approach’, lo studio “introduce le metodologie di biomonitoraggio magnetico in un’area archeologica di prestigio unico al mondo – aggiunge Aldo Winkler, responsabile del laboratorio di Paleomagnetismo dell’Ingv – fornendo preziose indicazioni sulla capacità delle foglie, in funzione della specie e della collocazione arborea, di accumulare il particolato inquinante, contribuendo così a limitarne la diffusione e gli effetti nocivi sui beni culturali”.

Inoltre, spiega Stefano Loppi, docente del Dipartimento di Scienze della Vita di UniSI, “l’uso congiunto di foglie e licheni, abbinato a tecniche di analisi chimica e magnetica, permette di tracciare e quantificare gli inquinanti atmosferici, distinguendo le sorgenti emissive antropiche da quelle naturali.

I licheni, ancora una volta, si sono dimostrati bioindicatori efficienti”.

Sono in corso ulteriori studi sul biomonitoraggio dell’inquinamento atmosferico nei Musei di Buenos Aires, alla Cupola del Brunelleschi della Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze e presso il Metropolitan Museum of Art (Met) di New York.

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