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[L’analisi] Ecco come cambia il Pnrr, le nuove linee guida della UE. Aumento dei fondi per affrontare il caro prezzi 


Nell’arco di poche settimane la Commissione Ue renderà nota la revisione delle linee guida per l’utilizzo dei fondi concessi con il Next Generation Eu (NGEU) che consentirà ai singoli Paesi di adattare i loro Pnrr alla necessità di accelerare sulla strada dell’indipendenza energetica dalla Russia e alle mutate condizioni economiche.

La revisione attesa dall’Italia

Una revisione molto attesa dall’Italia – dove il dibattito sulla modifica del Pnrr sta tenendo banco da tempo – che, secondo fonti europee, sarà accompagnata da una comunicazione sulle esigenze dei singoli Stati e su tutti gli strumenti oggi a disposizione per farvi fronte. La raccolta delle necessarie informazioni presso i governi nazionali è già stata avviata e nei prossimi giorni i funzionari della Commissione incontreranno anche le controparti italiane.

“Stiamo preparando il terreno per le eventuali decisioni che dovranno essere prese dai leader Ue nel vertice straordinario convocato per la fine di maggio”, hanno spiegato fonti vicine al dossier. Sottolineando che al momento il lavoro in corso è focalizzato sull’esigenza di dare maggiore sostegno alle iniziative pubbliche e private destinate all’efficientamento energetico e allo sviluppo delle fonti rinnovabili, interventi a cui è già stato vincolato il 37% delle risorse del Recovery Fund Ue.

Le risorse messe a disposizione

Senza interventi aggiuntivi, i fondi a disposizione sono rappresentati dai 220 miliardi di prestiti del NGEU ancora non utilizzati, da circa 70 miliardi di fondi strutturali 2014-2020 non spesi e da circa 350 miliardi stanziati dall’Ue per la politica di coesione 2021-2027. Risorse decisamente insufficienti alla luce delle considerazioni fatte dal presidente francese Emmanuel Macron e dal presidente del Consiglio Mario Draghi, in occasione del vertice straordinario svoltosi a marzo a Versailles, sull’esigenza di trovare nuove risorse per fare fronte alle conseguenze della guerra in Ucraina. 

Draghi in particolare in quella sede ha avuto modo di evidenziare che, secondo i calcoli della Commissione, servirebbero circa 2000 miliardi di euro. Sottolineando inoltre la necessità di una “risposta europea” a queste esigenze poiché a livello di bilancio nazionale non c’è più margine di manovra.

Le verifiche sugli aiuti stanziati

Ma a Bruxelles è anche arrivato il momento delle verifiche sugli aiuti finora stanziati con il NGEU. Il Regolamento Ue sul piano di ripresa e resilienza del febbraio 2021 prevede che il calcolo del contributo finanziario massimo su una quota del 30% degli aiuti europei a fondo perduto destinati ai singoli Paesi venga ricalcolato entro il 30 giugno 2022 sostituendo alle stime sul Pil formulate nel 2020 i dati reali 2020-2021.

Da questo esercizio è emerso, secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, che l’Italia – cresciuta più delle previsioni – ha comunque registrato uno scostamento minimo che le potrebbe costare anche meno dei 200 milioni stimati dal ministro dell’Economia Daniele Franco lo scorso febbraio. A guadagnarci saranno invece Paesi come la Germania e la Spagna, per i quali si prevede un aumento dei contributi pari rispettivamente a due e sei miliardi di euro. Mentre tagli sono previsti per la Francia e soprattutto per alcuni Paesi dell’Est, in primis Polonia e Ungheria

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