“Gli eventi meteorologici che si sono verificati nel Tirreno non possono essere classificati come un Medicane, perché siamo in presenza di un vortice extratropicale che si approfondisce rapidamente a causa del contrasto tra aria calda e aria fredda e non di un ciclone che si forma in aria calda”. A spiegarlo all’AGI è Giulio Betti, ricercatore del Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile (LaMMA), un consorzio pubblico tra la Regione Toscana e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
“La particolarità di questa conformazione – spiega l’esperto – riguarda i minimi di pressione attesi, che molto raramente si verificano nel mese di maggio, e la velocità con cui si formano i vortici di pressione. Il sistema produce precipitazioni abbondanti e temperature leggermente inferiori alla media stagionale. Il Medicane, che deriva dalla crasi della locuzione Mediterranean Hurricane, è invece un fenomeno che i ricorda i cicloni di tipo tropicale, e deriva principalmente da flussi di aria calda. Negli ultimi dieci giorni il Mediterraneo è stato interessato da minimi di pressione molto simili tra loro. Il ripetersi di queste configurazioni in così poco tempo e l’intensità di quest’ultimo sono fattori sicuramente anomali”.
“Attualmente – conclude Betti – non abbiamo dati a sufficienza per stabilire un possibile nesso tra questo evento inusuale e i cambiamenti climatici che stiamo sperimentando. Sicuramente la situazione dovrà essere monitorata, proprio perché minimi di pressione così estesi e prolungati rappresentano sicuramente un fattore poco comune per questo periodo dell’anno”.