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De Raho, sui boss la parola passa ora alla Corte Costituzionale

Un rimpallo per quanto riguarda la questione dei boss prima scarcerati e poi, di fretta, rispediti in carcere con un decreto legge del ministro della Giustizia Bonafede. Ora, i legali del camorrista Pasquale Zagaria hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale contro il decreto ministeriale e quindi, ora, la parola passa alla Consulta. “Non ce lo aspettavamo, anche se questa considerazione resta poco significativa – ha spiegato in una intervista al Mattino il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho – Ora tocca ai giudici costituzionali, che dovranno decidere sul bilanciamento di due diritti fondamentali: quello alla salute e quello della sicurezza dei cittadini. Zagaria – ha continuato – beneficia della detenzione domiciliare per cinque mesi. Ma in linea di principio appare chiaro che nel momento in cui il detenuto, posto in detenzione domiciliare, può essere curato in strutture penitenziarie o in reparti di medicina protetta, e quindi in sedi adeguate e sotto la   protezione della Polizia penitenziaria, allora viene meno quel   presupposto della necessità di restare a casa”.

“Al giudizio di legittimità costituzionale sul decreto che poneva argini alla concessione dei domiciliari per pericolosissimi detenuti si è arrivati – ha spiegato De Raho – ritenendo che esista, come deve essere, un preponderante diritto alla salute, rispetto al quale la valutazione del giudice non può essere condizionata, soprattutto quando ha proiettato la previsione della detenzione in relazione alla durata del percorso terapeutico. I giudici di   Sorveglianza di Sassari hanno trasferito la questione alla Corte Costituzionale; perché da un lato hanno ritenuto che le nuove disposizioni confliggano con l’intangibilità delle manifestazioni   della giurisdizione dall’altro determinino un regime differenziato per  i detenuti per reati di mafia e terrorismo, pur essendo la salute un diritto proprio di tutti i detenuti”:

“In realtà – ha aggiunto – ci  sarebbe anche da notare che laddove viene evidenziata la disponibilità  di luoghi di cura adeguati, il diritto alla salute è rispettato e   garantito e, al tempo stesso, è tutelata la sicurezza dei cittadini. Noi in questa procedura non abbiamo alcun tipo di interlocuzione. Gli interessi pubblici saranno rappresentati dalla Avvocatura dello Stato. Un parere lo esprimeremo solo quando arriverà il momento della valutazione del ritorno in carcere al 41 bis di Pasquale Zagaria. Naturalmente – ha concluso il procuratore nazionale antimafia –  siamo consapevoli che questa decisione sarà fondamentale perché costituirà un precedente. Continuiamo a ritenere che ogni   scarcerazione di mafiosi sia un grave danno per tutti”.

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