Su Repubblica Charles Kupchan parla del dialogo tra usa e Cina come chance per la pace: “È difficile vedere un aspetto positivo in questo terribile momento, ma vale la pena di considerare se lo shock della guerra possa spingere il conflitto israelo-palestinese, apparentemente insolubile, verso una soluzione. Potrebbe questa tragedia rivelarsi un punto di svolta che spianerà la strada verso la pace?
Per cominciare, l’intensità del conflitto può far capire a israeliani e palestinesi che è necessario interrompere il ciclo di violenza che affligge la regione da decenni. Certo, gli scontri hanno indurito entrambi, è comprensibile. Ma questa volta le cose potrebbero andare diversamente. Qualcosa deve cambiare. La guerra tra Israele e Hamas – sottolinea l’editorialista – ha ripercussioni che vanno oltre il Medio Oriente e proprio per questo gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono impegnati in un’intensa attività diplomatica per evitare che il conflitto si allarghi.
Nonostante i riferimenti alla necessità di una soluzione con due Stati, i diplomatici americani non hanno fatto quasi nulla per abbinare le parole ai fatti. Ma ora il conflitto israelo-palestinese è al centro dell’attenzione. La guerra tra Israele e Hamas ha creato l’opportunità per gli Stati Uniti e la Cina di collaborare per promuovere le prospettive di pace in Medio Oriente, un tema al centro dell’agenda di Washington e Pechino, che hanno riavviato un dialogo strategico. Sia gli Stati Uniti che la Cina sono interessati a domare l’intensificarsi della rivalità geopolitica tra loro; collaborare per promuovere la causa della pace tra israeliani e palestinesi sarebbe un ottimo punto di partenza.
L’impegno diplomatico della Cina potrebbe tenere a freno l’Iran, pericoloso burattinaio, che fornisce fondi e armi ad Hamas, Hezbollah e altri gruppi estremisti. Con i colloqui tra Arabia Saudita e Israele sospesi, ma non certo morti, gli Stati Uniti e la Cina potrebbero collaborare con una coalizione di potenze regionali per rendere l’Iran meno disposto a infiammare le forze anti-israeliane e fomentare problemi nella regione. Le guerre – conclude – possono portare a nuovi inizi, poiché mettono i combattenti di fronte a dure realtà che richiedono una soluzione”.