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Carlo Cottarelli (economista): «Non possiamo dimenticare i vincoli di bilancio: e mettere a rischio la tenuta dei conti»

Non possiamo dimenticare i vincoli di bilancio: non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti. Lo afferma l’economista Carlo Cottarelli, già Commissario alla spending review, riprendendo le parole del ministro dell’economia, Daniele Franco.

«Una volta, tanto tempo fa, prima del Covid, prima del Recovery Plan, prima che le regole europee sui conti pubblici fossero sospese, prima che la Banca centrale europea cominciasse a finanziare il deficit pubblico italiano» scrive in un’analisi su la Repubblica «l’attenzione degli analisti economici e politici al termine della pausa estiva si sarebbe concentrata su come il nostro governo avrebbe fatto a far quadrare i conti nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza di settembre e nella legge di bilancio di ottobre». Purtroppo, osserva, «non è più così», e si chiede: «Cosa è cambiato da allora?».

Secondo l’ex Commissario alla revisione della spesa, «la situazione macroeconomica è migliorata più di quanto prevedesse il governo. Il Def prevedeva una crescita del Pil reale del 4,5 per cento e un aumento dei prezzi (deflatore del Pil) dell’1,1 per cento. Le cose sono andate meglio in termini di crescita reale e i prezzi hanno accelerato più del previsto. Più Pil reale e nominale vuol dire più entrate per lo Stato sicché il deficit pubblico quest’anno dovrebbe risultare più basso di quello previsto nel Def. La bonanza di entrate proseguirebbe, per effetti di trascinamento, nel 2022», tuttavia «in assenza di nuovi interventi, il nostro deficit pubblico risulterebbe quindi più basso di quanto previsto nel Def anche nel 2022».

Obietta Cottarelli: «Ma, dirà qualcuno, il “tesoretto” che deriva dalla maggiore crescita del Pil e delle entrate non dovrebbe essere utilizzato per finanziare nuove spese o per tagliare le tasse? Non è questa la soluzione per finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali, l’uscita da Quota 100, la riforma della tassazione (alias, il taglio delle tasse) e quant’altro?».

La risposta è che «la logica economica direbbe di no. Se l’aumento del deficit pubblico durante la crisi Covid era giustificato dalla recessione, una più rapida ripresa dovrebbe essere accompagnata da un più rapido calo del deficit. Se tutto va bene (cioè se non si torna alle chiusure), nel primo trimestre del 2022 il nostro Pil dovrebbe aver recuperato il livello pre-Covid, quando il deficit era dell’1,6 per cento del Pil», prevede l’economista, che in conclusione osserva: «Ha ben fatto quindi il ministro Franco a ricordare, in una audizione parlamentare a fine luglio, che il vincolo di bilancio ancora esiste e che resta “fondamentale il tema delle risorse disponibili: per l’alleggerimento del prelievo non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti in particolare in questa fase”. Né, aggiungerei, per altri scopi». 

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