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Chi sostiene che l’Europa non può cambiare ascolti Draghi | L’analisi di Andrea Boitani

“Ciò che colpisce del discorso tenuto da Mario Draghi a Washington durante la Nabe economic policy conference è la capacità mostrata di offrire una visione unitaria pur affrontando uno spettro di temi molto ampio. Tra di essi, il nuovo nesso tra politiche monetarie e fiscali richiesto dalla sovrapposizione tra le esigenze della transizione ecologica e del contrasto alle disuguaglianze con il ripetersi di shock “geopolitici” sui prezzi dei beni energetici e non solo”.

Lo sostiene l’economista Andrea Boitani dalle colonne del magazine digitale Inpiù.net

“La politica monetaria è notoriamente poco efficace e lenta e quindi bisognerà usare la politica fiscale per “attenuare gli shock di offerta sul PIL con un ritardo di trasmissione più breve”. Per affrontare le necessarie transizioni, sostiene Draghi, in Europa bisogna fare “più investimenti collettivamente a livello dell’Unione. L’emissione di debito comune per finanziare gli investimenti amplierebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione, alleggerendo alcune pressioni sui bilanci nazionali”, permettendo che essi abbiano un atteggiamento correttamente anticiclico.

Alla politica monetaria – cooperando con quella fiscale – il compito di ancorare le aspettative di inflazione, avendo la capacità di distinguere “tra inflazione temporanea e permanente, tra spinta alla crescita salariale e spirali che si autoavverano e tra conseguenze inflazionistiche di una spesa pubblica buona o cattiva”.

Qualcuno potrebbe pensare che Draghi stia mettendo in discussione l’indipendenza della banca centrale solo perché parla di “cooperazione” tra politica monetaria e fiscale. Non è così: indipendenza non significa separazione. “Le diverse autorità possono unire le forze per aumentare lo spazio politico senza compromettere i loro mandati”. Chi sostiene che in Europa le cose non possono mai cambiare o possono farlo solo con tempi biblici, dovrebbe prendere a prestito da Draghi un po’ di ottimismo della volontà e, magari, un grano della sua lungimiranza” conclude.

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