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Bisogna cambiare gioco nella Ue | L’analisi di Andrea Boitani

L’articolo di Mario Draghi sull’Economist (tradotto da Repubblica di ieri) mette le cose in chiaro.

1) Un’ Unione monetaria senza unione fiscale è sempre a rischio; sopravvive solo grazie a “soluzioni di ripiego”: estrema flessibilità o sospensione delle regole di bilancio e colpi di teatro difficilmente ripetibili, come il famoso whatever it takes dello stesso Draghi nel luglio 2012.

2) Oggi (diversamente dal 2010-12) le sfide da affrontare sono comuni a paesi che si autodefiniscono virtuosi o frugali e paesi considerati viziosi perché molto indebitati: si tratta della difesa comune, della transizione ecologica e di quella digitale.

3) Queste sfide possono essere affrontate e vinte solo con una strategia comune e risorse comuni (un bilancio federale), che implicherebbero maggiore efficacia e maggiore efficienza (cioè costi più bassi) e quindi libererebbero spazio fiscale.

4) Poiché le sfide sono comuni, risorse comuni non implicherebbero trasferimenti unilaterali permanenti dai virtuosi ai viziosi e ciò ridurrebbe la diffidenza dei cittadini.

5) Solo in presenza di un bilancio federale le regole (nuove) di governance fiscale europea potranno essere credibili e perciò rispettate, perché i singoli stati non dovranno trovare nella loro (spesso scarsa) capacità fiscale le risorse per investimenti ingenti e concentrati nel tempo al fine di accelerare quanto possibile almeno la transizione ecologica (i cambiamenti climatici stanno accelerando).

“Regole fiscali più automatiche diventerebbero quindi praticabili”, scrive Draghi. Purché queste regole, non siano pro-cicliche e siano iscritte (aggiungo io) in una governance europea di tipo cooperativo tra Stati e Commissione, talché i paesi non si sentano espropriati della propria sovranità. Condivisione di sovranità, invoca Draghi, non sottrazione. Le nuove regole fiscali proposte dalla Commissione vanno nella giusta direzione, anche se gravate da qualche non trascurabile difetto tecnico (ma che ha evidenti origini politiche).

Purtroppo, i difetti si sono aggravati nel documento presentato in primavera rispetto a quello dello scorso autunno. L’ideale sarebbe eliminare rapidamente o almeno limitare quei difetti e approvare nuovamente le nuove regole, per poi passare subito a quelle riforme che consentano di avere il bilancio federale in tempi compatibili con le sfide che dobbiamo affrontare. Si tratta di una speranza folle? Anche quando chi proponeva un recovery fund europeo finanziato con Eurobond, nei primi mesi del Covid (primavera 2020), veniva additato come pazzo visionario da chi si crede realista. Non accadrà mai, dicevano. Poi il NGEU venne approvato in meno di tre mesi.

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