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[L’analisi] Alec Ross con ‘I ruggenti anni venti’ invoca un nuovo contratto sociale

Un nuovo contratto sociale tra governi, imprese e cittadini. Questa la via di uscita, ottimistica, che Alec Ross, esperto di tecnologia e già senior advisor dell’amministratore di Barack Obama individua per le crisi economiche, sociali, ambientali e democratiche che attanagliano il mondo contemporaneo.

Un’analisi affrontata in modo puntuale e divulgativo nella sua ultima fatica editoriale: I furiosi anni venti, libro edito da Feltrinelli e da questa settimana in libreria. Sabato scorso nei giardini di Villa Guastavillani, antica dimora che ospita la Bologna Business School, proprio nella settimana nella quale l’ente formativo ha ricevuto l’accreditamento Equis, entrando nell’elite delle business school globali, il saggistica americano e visiting professor nell’Accademia emiliana ha dialogato sui temi affrontati nel libro con Romano Prodi, già presidente della Commissione Europea e Max Bergami, Dean professor della BBS, moderati dalla giornalista di SkyTg24, Giovanna Pancheri.

Nuovi diritti fondamentali, ruolo degli organismi multinazionali, dimensioni aziendali, termini di servizi delle App come nuove fonti normative vincolanti per i cittadini, democrazia contro oligarchie, monopoli e trust, leadership e ruolo delle comunità, rinnovato protagonismo del pubblico nell’economia, la trasformazione delle imprese da generatori di profitto a diffusori di benessere per gli stakeholder, le diverse transizioni in atto, energetica, digitale, ecologica. Tanti i temi affrontati e che rimandano alle riflessioni presenti nel libro, che si annuncia una lettura indispensabile per le classi dirigenti per interpretare il presente e prevedere il futuro della convivenza civile.

L’introduzione dell’edizione italiana del libro non deve sembrare una captatio benevolentiae per i lettori del Bel Paese, quanto piuttosto la testimonianza diretta di un analista che avendo l’opportunità di girare il mondo, di dialogare con i principali leader di governo e di impresa del pianeta individua nel modello sociale italiano, e in particolar modo in quello realizzato in Emilia-Romagna, un esempio virtuoso da proporre a livello globale come base sulla quale ridefinire il perimetro del nuovo contratto sociale da attuare dopo gli anni delle crisi economiche e dopo la pandemia.

Un sistema pubblico efficace e attento ad erogare servizi essenziali, come quelli sanitari, capace di accompagnare le imprese alla migliore allocazione delle risorse per la costruzione di valore per il territori.  Una realtà imprenditoriale dinamica capace di relazioni solide, basate sulla fiducia con tutti i diversi pubblici di riferimento, dai dipendenti ai clienti, dai fornitori ai competitors.

Un sistema accademico diffuso e integrato con le esigenze delle industrie, dove la ricerca ha così un percorso più veloce per essere scaricata sul mercato. Una rete diffusa di piccole realtà commerciali che vivificano il tessuto urbano delle città creando connessioni e che nella relazione con i clienti abituali trova un elemento di forza, del tutto scomparso in modelli economici, come quello americano, dove le grandi imprese hanno cannibalizzato il mercato e i dipendenti sono per i clienti volti cangianti senza storia e relazione. Non mancano ovviamente le ombre in questo modello: la scarsa propensione al fallimento, visto come stigma sociale e non come passaggio indispensabile per costruire esperienze necessarie per raggiungere il vero successo e la burocrazia del tutto inadeguata alla contemporaneità globale immersa nel digitale.

Un libro nato nella testa di Ross prima della pandemia, con un tema, il nuovo contratto sociale, che nel gennaio 2020 poteva apparire assolutamente fuori contesto e che invece, come capita spesso ai visionari, oggi diviene il centro del dibattito politico a livello globale. Del resto è stato il leader delle democrazie occidentali più apprezzato e ascoltato del momento, Mario Draghi, ad invocare l’esigenza di un nuovo patto sociale fra imprese, governo e sindacati per affrontare le sfide del presente. Proprio le categorie a cui far riferimento Ross, con la postilla che i cittadini possono organizzarsi in modo più fluido e libero rispetto alla mera struttura sindacale.

Proprio la leadership di Draghi, dopo gli anni delle Merkel, può essere di stimolo all’Europa per tentare di cambiare ruolo nella partita globale che vede USA e Cina quali unici giocatori. Ross invita l’Europa a smettere di tentare di fare l’arbitro e estrarre al massimo qualche cartellino giallo contro l’una o l’altra potenza. La sfida che attende gli europei è quella di vestire una casacca e scendere a loro volta in campo per difendere i propri valori e principi: difendersi da una potenza antidemocratica da un lato e da una potenza che ha consentito a “ragazzini miliardari” di definire in autonomia, bypassando anche il Congresso americano, le regole del gioco alle quali le persone di tutto il mondo devono attenersi per vivere appieno la loro vita social e digitale.  

Ross guarda al futuro con ottimismo, ma non nasconde il pericolo che l’inerzia, l’immobilismo, l’incapacità di analizzare i problemi e trovare soluzioni nuove alle sfide che ci impone il nostro tempo e che nulla più hanno a che fare con le società costruite nell’800 e nel secolo scorso, possa condurci a rivivere i drammi del passato. Dalla crisi economica dei ruggenti anni venti del ‘900 l’Europa uscì con i fascismi, le intolleranze, le guerre, la distruzione. L’America con un New Deal, la capacità di regolamentare i gigantismi delle imprese nate a inizio secolo e di costruire un dominio globale, economico e di valori che ancora oggi, nonostante i fallimenti degli ultimi anni in politica estera come la tragica ritirata dall’Afghanistan, permane.

Come sempre il futuro dipende dalle scelte consapevoli degli uomini, nei loro diversi ruoli: governanti, imprenditori, cittadini. Queste tre categorie devono trovare il modo di sottoscrivere un nuovo patto sociale di convivenza che garantisca e la salvezza pianeta e il benessere per una parte sempre più crescente dei suoi abitanti. L’ottimismo della ragione di Ross ci convince e ci stimola non lasciarci vincere dall’inedia e dall’apatia. 

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