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Angelo Buscema, Giudice della Corte Costituzionale: “Per realizzare il PNRR serve l’interrelazione tra politici e tecnici” | L’intervento

Riportiamo integralmente l’intevento di saluto di Angelo Buscema, Giudice della Corte Costituzionale, al VI Convegno Nazionale di contabilità pubblica che si è tenuto a Venezia il 28 e 29 novembre 2023.

Saluti e ringraziamenti, anzitutto all’Università Ca’Foscari che ci ospita e all’Università di Pisa che, insieme a quella veneziana, ha organizzato il VI Convegno Nazionale di contabilità pubblica, nello splendido scenario della città di Venezia.

Come noto l’Italia è impegnata in una importante sfida iniziata immediatamente dopo l’arresto di tutte le attività economiche e commerciali disposto per contrastare la diffusione del virus da Covid–19.

Il blocco delle attività protratto per diversi mesi aveva provocato una crisi economica a livello mondiale – e nazionale –  che, da un lato, ha richiesto l’attuazione immediata di misure emergenziali di diversa natura e, dall’altro, l’adozione di un composito progetto di investimenti da realizzare nel medio e lungo periodo; progetto capace di dare una spinta al sistema economico per uscire dalla depressione.

E così è avvenuto: da un accadimento così grave ed imprevisto come la pandemia, per l’Italia può esserci ora una grande opportunità, una vera ripartenza dopo anni in cui il Paese era ormai avviato su un sentiero di declino economico, le cui origini andavano abbastanza indietro nel tempo.

Difatti, la spesa per investimenti pubblici in Italia, dopo essere stata per diversi anni ridotta a numeri che oserei dire “imbarazzanti”, ha avuto un impulso significativo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza  (National Recovery and Resilience Plan) o PNRR.

L’obiettivo del PNRR è quello di ricostruire un tessuto economico e sociale coniugando e incentivando le opportunità connesse alla transizione ecologica e digitale così da poter creare occupazione, migliorando al contempo la qualità del lavoro e i servizi di cittadinanza, in primis quelli incentrati sulla salute e sull’istruzione.

È un progetto ambizioso che, forse, può essere  paragonato solo al Piano Marshall (European Recovery Program – ERP) del dopoguerra; programma che favorì il rilancio delle economie europee,  permettendo ai governi di questi Paesi di ammorbidire le politiche di austerità imposte alle popolazioni e far ripartire tutti i Paesi.

Se è vero, però, che abbiamo bisogno d’interventi per rilanciare la domanda risollevando nel breve periodo i redditi e l’occupazione, è anche vero che tali interventi saranno maggiormente efficaci se coerenti con una visione di lungo periodo, l’unica capace di indicarci l’uscita da una perdurante fase di declino.

È questa la visione che dobbiamo avere nel mettere in atto tutte le azioni previste nel PNRR.

Sappiamo benissimo che il PNRR riguarda molti segmenti dell’economia italiana e comprende una pluralità di interventi infrastrutturali, l’introduzione di nuove tecnologie informatiche e un complessivo processo di ammodernamento delle amministrazioni pubbliche riguardando la digitalizzazione e l’ innovazione, la transizione ecologica, l’inclusione sociale; tre ambiti in cui gli investimenti, se correttamente strutturati e portati a termine, potrebbero porre rimedio alle debolezze strutturali dell’economia italiana e ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere.

Conosciamo, altresì, che, tra gli elementi necessari per la riuscita del Piano ve ne sono alcuni che rivestono un carattere di assoluta preminenza. Oltre naturalmente alla disponibilità delle risorse finanziarie e strumentali, sono indispensabili la rapidità nell’adozione delle misure volte a mitigare l’impatto a livello sociale ed economico della crisi e la rapidità nella realizzazione di tali misure.

Nel Paese purtroppo, i tempi di progettazione ed esecuzione delle opere pubbliche sono troppo lunghi e ciò anche a causa di un quadro normativo non adeguato e, forse, di una insufficiente capacità delle amministrazioni pubbliche nel selezionare i progetti, stipulare i contratti, monitorare la realizzazione degli interventi.

Inoltre, manovre finanziarie eccessivamente restrittive, soprattutto quando si traducono in una riduzione dei servizi e delle attività di sostegno a favore dei meno abbienti, possono determinare effetti particolarmente gravosi sulle fasce deboli della popolazione.

Su questo delicato tema la Corte costituzionale in più occasioni ha avuto modo di pronunciarsi ed affermare che la spesa pubblica, tra le finalità perseguite, dovrebbe tenere in considerazione non soltanto il soddisfacimento dell’interesse pubblico attuale, ma anche l’interesse delle prossime generazioni, in particolare evitando di gravare in modo sproporzionato sulle opportunità di crescita future e preservando le risorse necessarie per un equilibrato sviluppo nel tempo.

Tale assunto è rafforzato dall’introduzione, ad opera della legge cost. n. 1 del 2022, del principio di equità intergenerazionale nell’art. 9 Cost., secondo il quale la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi «anche nell’interesse delle future generazioni».

Ciò comporta che le risorse disponibili devono essere spese e gestite secondo criteri di razionale sostenibilità proiettata anche verso il futuro, perché per consentire l’erogazione dei servizi essenziali e migliorarne la fruibilità bisogna per prima cosa mantenere e/o accrescere le risorse esistenti.

Naturalmente, il presupposto di questi obiettivi dipende, in larga misura, anche dal rispetto del principio di legalità e in particolare della legalità finanziaria che consiste nell’osservanza delle leggi in materia di sistemi contabili e di bilancio e dei parametri costituzionali, quali, ad esempio, l’obbligo di copertura della spesa, il principio di equilibrio del bilancio (artt. 81, 97, primo comma, 119, primo comma, Cost.), la regola aurea secondo cui è consentito il ricorso all’indebitamento solo per spese di investimento (art. 119, settimo comma, Cost.).

Tali principi sono strettamente collegati con quello di buon andamento (art. 97, secondo comma, Cost.) che, con i corollari della ragionevolezza, proporzionalità, adeguatezza, trasparenza, coerenza, efficienza ed efficacia, costituisce un elemento indefettibile per l’effettiva concretizzazione dei programmi pubblici di investimento.

Si tratta di precetti posti a tutela delle risorse disponibili e della sostenibilità del debito al fine di garantire l’esercizio dei diritti fondamentali della persona, la cui mancata osservanza può essere foriera di responsabilità politica, sia nei confronti delle generazioni presenti, sia nei confronti di quelle future.

Il momento attuale, in cui viene messa in campo una cospicua mole di risorse, rappresenta davvero una grande occasione per l’economia italiana, cui tutti noi siamo chiamati a contribuire, ciascuno secondo le proprie funzioni e come cittadini.

È indispensabile una proficua interazione tra politici e tecnici nei diversi ambiti di intervento; è, altresì, necessario il coinvolgimento di operatori economici privati eterogenei ed è fondamentale disporre di forza lavoro adeguatamente preparata.

Soprattutto, però, occorre avere a cuore il futuro delle prossime generazioni del nostro Paese, che, da un periodo di crisi, grazie alla sua gente, alla sua classe dirigente,  alle imprese, ai lavoratori, può, anzi deve,  sicuramente risorgere  e, sono certo che questo accadrà.

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