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Alberto Barachini, Sottosegretario con delega all’editoria: “Siamo orgoliosi di aver introdotto per primi il reato di deepfake”

Alberto Barachini, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.

Ecco il suo intervento al panel centrato sul tema “Sistema informativo e libertà di espressione: i fondamentali diritti in gioco“, moderato dal giornalista Pierangelo Sapegno.

“Buongiorno a tutti e grazie di questo invito. L’Osservatorio Riparte l’Italia, che ha organizzato questo evento di oggi, è nato in un momento davvero molto complesso e difficile della storia del nostro Paese e del mondo. Infatti il Covid ha segnato tutti noi nell’ambito privato ma anche in quello lavorativo, in quello sanitario, ha segnato il mondo delle imprese, ha portato in superficie inefficienze che per molto tempo erano state trascurate e poi ha portato alla chiusura di molte attività professionali ma per quanto riguarda il mio compito ha messo in crisi un settore strategico cioè quello dell’editoria tradizionale già provata da grandi cambiamenti dovuti non soltanto all’avvento di Internet ma anche a una serie di effetti domino che hanno in qualche modo prodotto effetti negativi sull’indotto, evidenziando alcune fragilità nell’ambito ad esempio della formazione scientifica anche dei professionisti dell’informazione.

Però il Covid ha anche accelerato innovazioni, portato benefici e facilitazioni in ogni settore pensiamo alla pubblica amministrazione e anche in parte alla stessa informazione, alla stessa editoria.

Insomma il Covid ci ha cambiato e ci ha cambiato spesso non in positivo perché gli strascichi sono ancora qui in mezzo a noi abbiamo detto e ci siamo detti che saremmo tornati migliori di oggi in realtà nell’editoria nel settore che fa riferimento al mio dipartimento stiamo facendo del nostro meglio per gestire le code di quel momento drammatico anche per l’informazione il Covid però ci ha cambiato anche in positivo, le possibilità offerte dai forti cambiamenti tecnologici sono amplificati in ogni settore la piena trasformazione digitale della stampa ancora in corso ne è un esempio c’è sempre o quasi in ogni evento un volto dublice, positivo e negativo e per questo le istituzioni i decisori politici, i legislatori tutti noi, oggi qui dobbiamo impegnarci e continuare a impegnarci nella costante ricerca di un equilibrio.

Tanto più in epoca come la nostra, caratterizzata da polarizzazioni esasperate che disorientano i cittadini e disorientano la loro necessità quotidiana di fare scelte formare liberamente il loro pensiero e per questo poi assumersi la responsabilità di alcune scelte insomma noi difendiamo notizie e informazioni che abbiano una faccia che abbiano una fonte sicura che abbiano un uomo alle spalle in questa realtà dal volto dublice sta a noi essere sempre più attenti a leggere dietro le apparenze a fornire gli strumenti per fare questo processo, per seguire questo processo nell’interesse dei cittadini io personalmente mi sto impegnando da tempo su questo fronte che ritengo cruciale in ambito nazionale, europeo e internazionale.

Il Dipartimento di Informazione Editoria ha rinnovato ad esempio il proprio volto social, porta avanti un’attività costante per offrire strumenti semplici e chiari ai cittadini per anche porre delle domande necessarie di fronte a una possibile fake news o addirittura a un deep fake, lo stiamo facendo sui social perché non è vero che molti cittadini sanno riconoscere con facilità cos’è una fake news magari dicono di saperla e di conoscere ma a volte questo non è reale e poi sul fronte alla protezione dei dati personali siamo impegnati con attenzione nei confronti soprattutto dei cittadini più giovani a breve lancieremo una campagna di comunicazione istituzionale che va proprio in questa direzione contestualmente il nuovo Ufficio per gli Affari Internazionali che ho istituito e fortemente voluto, sta dando attuazione alla misura 24 del Piano di Implementazione della Strategia Nazionale di Cyber Sicurezza 2022-2026.

E come lo sta facendo? Lo sta facendo attraverso una serie di studi, analisi specifici con l’ausilio di esperti ad alto livello, di primari istituti accademici per approfondire la conoscenza della disinformazione, soprattutto della disinformazione online anche alla luce dei ricerchi sviluppi dell’intelligenza artificiale e di quello che stiamo vedendo sulla guerra ibrida della disinformazione che in qualche modo è collegata anche ai conflitti reali che il nostro mondo sta vivendo in questi giorni, in queste ore. Lo scopo è di sviluppare politiche a tutela dell’integrità dell’ecosistema informativo predisporre campagne di comunicazione istituzionali sul tema della disinformazione online che, sfruttando le caratteristiche del dominio cibernetico, mirano a condizionare i processi politici, economici e sociali del Paese.

Siamo in realtà nella piena fase già di collaborazione, come dicevo, con importanti studi universitari, Sapienza di Roma, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università Bicocca di Milano e ancora Herbert Simon Society e Fondazione Bruno Kessler. È un progetto nel quale credo fortemente e che portiamo avanti con grande convinzione, perché ritengo che il mondo dell’informazione e dell’editoria possa e debba riconquistare la fiducia delle persone. Non è scontato.

La reputazione, l’affidabilità dell’informazione è fondamentale per il Paese, è fondamentale per ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e informazioni. E fiducia, responsabilità, affidabilità sono parole chiave per il tempo che stiamo vivendo. Parole di cui abbiamo bisogno per una nuova ripartenza, anche a fronte della drammatica situazione, come dicevo, di conflitti internazionali, come quello in Medio Oriente e quello in Ucraina.

Ed è difficile che possa esserci fiducia se l’acqua, se la fonte dell’informazione viene inquinata, se l’innovazione tecnologica perde di vista la centralità dell’uomo, il cosiddetto accorcio umano-centrico, se non viene tutelata pienamente la libertà di informazione nella quale crediamo fermamente. La libertà di informazione, però, vuol dire anche dare spazio a tutte le voci, in ambito locale e nazionale, perché, per esempio, la stampa locale è un ruolo centrale nella creatività del mondo dell’informazione. E poi, ancora, serve il rispetto del diritto d’autore, in sede nazionale, europea, internazionale, perché se saltano gli schemi di protezione del diritto d’autore, salta il sostentamento economico e finanziario dell’editoria.

E poi, ancora, dobbiamo tenere in considerazione i pesi e i contrapesi dello spazio digitale, perché tutto questo significa dare un reale sostegno all’informazione, lottare contro la disinformazione e scrivere norme a tutela del copyright, proteggere il copyright, anche in relazione all’avvento dell’intelligenza artificiale creativa, norme che possano difendere la trasparenza, la riconoscibilità di fronte ai cittadini sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale e le media.

Anche su questo siamo a lavoro da tempo, perché un anno fa, circa, abbiamo istituito una commissione che oggi è prestituta da padre Paolo Benanti, che molti di voi conosceranno, è il consigliere per innovazione di Papa Francesco, membro della Commissione Nazionale Unite sull’intelligenza artificiale, e con questa commissione proseguiamo l’analisi di impatto e di confronto con tutti i media. Il Disegno di Legge, che segna oggi la Via Italiana dell’intelligenza artificiale, sta proseguendo il suo inter-parlamento e l’Italia può dire con soddisfazione di aver sposato la linea anche della nostra commissione e della commissione dell’Unione Europea, portando un contributo aggiuntivo con il nuovo reato dei deepfake.

Questo è un unicum italiano del quale siamo particolarmente orgogliosi. Continueremo a seguire con massima attenzione a lavorare accogliendo sempre ogni contributo utile, ma dobbiamo capire che alcuni strumenti come il deepfake mettono a rischio la nostra capacità democratica. In questa nuova era, dunque, non dobbiamo perdere di vista l’intenzione che c’è dietro lo sviluppo di una determinata innovazione.

L’intenzione fa la differenza, ma non è facile influire sull’intenzione. Per esempio, quando a monte di tutto c’è un software che rende più avanzata la possibilità di modificare un’immagine, un video, una voce, con scopi che spesso sono semplicemente commerciali. L’industria dell’intrattenimento può trarre enormi e virtuosi vantaggi creativi dalle tecniche alla base dell’intelligenza artificiale anche, purtroppo, del deepfake.

Ma ora sappiamo che l’attività di propaganda che abbiamo visto in azione in questa guerra ibrida dell’informazione, ne hanno anche loro tratto vantaggi. Così come sta facendo, ad esempio, in altri ambiti, con altri strumenti come stanno facendo diverse organizzazioni criminali. La realtà, dunque, in cui ci muoviamo è particolarmente complessa.

Lo sappiamo, ne siamo responsabili e ne siamo coscienti. Ma per questo il rapporto anche col vostro osservatorio è importante e fondamentale per la sfida che intendete dare al valore della collaborazione e al valore anche di una collaborazione che superi la competizione. Perché in questa realtà così complessa, su questioni fondamentali, occorre condividere, apprendere e poi cercare di unire gli intenti.

Il tema dell’informazione è certamente uno dei principali. L’informazione è un bene centrale, cruciale per la democrazia e per la nostra Costituzione e numerose sentenze della Corte Costituzionale tutelano con forza il diritto attivo e passivo, informare ed essere informati. Il diritto di informare ed essere informati.

Dunque, liberiamo le sorgenti, i pozzi, le fonti dell’informazione dall’inquinamento. Lavoriamo tutti insieme. L’informazione, anche nell’era digitale, non è un bene così disponibile come molti pensano. La vera informazione è un bene raro, scarso, che va difeso”.

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