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A Confindustria serve una guida forte e carismatica | L’analisi di Walter Galbiati

“In un Paese come l’Italia dove oggi non esiste una politica industriale, avere una guida forte e carismatica a capo di Confindustria è fondamentale.

Il suo compito è indicare la strada della crescita e al tempo stesso difendere la libertà economica dalla politica senza scadere nella difesa degli ‘interessi di parte’”.

Lo scrive Walter Galbiati su Repubblica sottolineando che “Confindustria è una monarchia costituzionale, non è una democrazia plebiscitaria per cui serve un presidente molto autorevole con sotto di lui un corpo molto compatto.

Un presidente che sia in grado di servire e di non usare l’associazione per i suoi fini personali e che non abbia nemmeno bisogno della politica, cioè che non sia ricattabile.

Oggi — è un dato di fatto — altre rappresentanze come Coldiretti hanno un peso maggiore.

Nei vari tavoli di lavoro, quando avvengono le consultazioni, Confindustria non è mai invitata.

Il nuovo presidente deve essere in grado di riportare orgoglio in una associazione che finalmente è stata risanata nei conti e che ora può davvero pensare a prendere posizione per la crescita del Paese.

È vero che siamo in un momento di crisi della rappresentanza, che colpisce tanto i partiti politici quanto i sindacati.

E se – sottolinea Galbiati – da una parte abbiamo ministri non autorevoli, non ci dobbiamo aspettare che anche dall’altra parte non ci siano figure carismatiche.

Non è una regola e non si può prescindere dal voler il miglior presidente possibile che abbia la capacità di pensare in una dimensione europea e mondiale.

Siamo in un periodo storico decisivo in cui dovranno essere riscritte le regole del bilancio europeo, la politica industriale e fiscale comune, in cui si dovrà trattare il mercato unico del lavoro e il mercato dei capitali.

Di fronte a una carenza politica generale, Confindustria deve scegliere il candidato che sappia interpretare al meglio queste sfide, costruendo una squadra coesa e competente.

Non può pensare di presidiare Bruxelles con la forza attuale (10 persone e un direttore), ma – conclude – deve essere in grado di avere una struttura a fisarmonica che si ingrandisca quando serve seguire la scrittura di una legge fondamentale per le nostre industrie e il nostro Paese”.

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