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Danilo Paolini (Avvenire): «Green pass: unico strumento per garantire a tutti serenità e continuità lavorativa»

Il Green pass è l’unico strumento in grado di garantire a tutti serenità e continuità lavorativa. Lo afferma Danilo Paolini, che si schiera a favore della decisione presa dal governo Draghi di estendere il passaporto sanitario anche a ogni luogo di lavoro, pubblico e privato. E sottolinea come, la libertà dei pochi contestatori del “certificato verde”, non vale la limitazione della libertà di tutti.

«Per altro, dal punto di vista formale quella presunta libertà resta garantita: basta fare un tampone ogni 48 ore per ottenere il Green pass temporaneo; d’accordo, non è una pratica né comoda né economica, ma in un consesso civile scelte del genere si pagano, perché stiamo pur sempre parlando di un virus che ha ucciso quasi 5 milioni di persone e continua a mietere vite, oggi quasi esclusivamente tra i non vaccinati», scrive su Avvenire.

«Se poi il governo riuscirà a trovare i fondi per tamponi “gratuiti” (cioè pagati dallo Stato), come chiedono la Lega e Cgil-Cisl-Uil, meglio. Anche se francamente si fatica a capire come si possa chiedere l’obbligo del vaccino, come fa Landini, e contestare quello di Green pass. In secondo luogo (ecco il motivo per cui abbiamo parlato di libertà solo presunta), la libertà è tale – lo ha ricordato più volte, anche di recente, il presidente della Repubblica – solo quando fa rima con responsabilità. In questo caso la responsabilità di limitare al minimo il pericolo di contagiare le persone che lavorano ogni giorno con noi».

«Si può infatti pensare di sedere al tavolo del bar o del ristorante solo all’esterno (finché la stagione lo consentirà), di non andare al teatro, al cinema o allo stadio: sono tutte attività facoltative. Ma al lavoro si deve andare tutti i giorni, per chi ha la fortuna di averne uno. Quanto a quei leader che si oppongono all’estensione della certificazione europea blandendo le minoritarie frange di popolazione no-vax e no pass, dovrebbero ben sapere che se la curva dei contagi dovesse risalire significativamente e si dovessero rendere necessarie nuove chiusure, bloccare adesso le attività produttive sarebbe un colpo letale per l’Italia».

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