«Non è possibile essere condannati perché facciamo il nostro lavoro, fare il sindaco diventa sempre più difficile: sono convinto che tra qualche anno non troveremo nessuno disposto a candidarsi, nei piccoli centri è già così». Lo afferma il Presidente dell’Anci, Antonio Decaro, intervistato da Luca Monticelli per La Stampa a proposito della condanna di Chiara Appendino.
Che idea si è fatto di quel che è successo a Torino? «Io rispetto sia la magistratura che il dolore delle famiglie delle vittime, ma mi sembra che il sindaco sia il capro espiatorio. Qualcuno ha spruzzato uno spray per derubare le persone che erano in piazza, non capisco che responsabilità può avere un amministratore visto che non ha competenze sull’ordine pubblico».
Quando si governa una città le responsabilità bisogna prendersele, non pensa? «E noi ce le assumiamo, però non possiamo pagare per colpe che non abbiamo. Chiediamo di circoscrivere l’abuso d’ufficio perché è un reato in cui si può incappare molto facilmente. Ci sono passati Virginia Raggi, Beppe Sala e Luigi De Magistris che fu addirittura sospeso. Serve una normativa più chiara. Solo il 18% dei casi va a dibattimento e la condanna arriva nel 2% dei procedimenti. Intanto però i sindaci subiscono danni alla reputazione e ci sono carriere politiche che finiscono».
Chiara Appendino non si ricandiderà. «La pressione è fortissima. Lei è una persona perbene, brava, ha le spalle larghe e saprà reagire, ma non è facile amministrare una città con una ferita come questa». Lei ci è passato. «Mi sono ritrovato indagato per concorso in tentato abuso d’ufficio quando ero candidato a Bari e ho dimostrato di non aver fatto nulla di male. Non è stato facile, ho avuto delle persone che mi sono state vicine. Non nascondo di aver pensato al suicidio in quel periodo».
C’è un problema di rapporti con la magistratura? «No, sono convinto che la magistratura non agisca contro la politica. Il problema è il sistema di norme: solo noi rischiamo la sospensione con una condanna in primo grado. Fare il sindaco significa essere responsabili di tutto quello che avviene in città e avere sempre un piede nella trincea della burocrazia, che spesso vuol dire mettersi nei guai».








