«È quello che avevamo visto arrivare venti anni fa: la ‘ndrangheta che si traveste da imprenditore. E bussa alla politica. E la politica, per lo meno un pezzo importante di essa, risponde. Aprendo la porta». In un’intervista a Giuliano Foschini per la Repubblica, il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, commenta così l’ultima maxi inchiesta sulla ‘ndrangheta.
Questa sua ultima inchiesta rischia di creare non pochi problemi alla nascita del nuovo governo Conte. Lorenzo Cesa è uno dei principali «costruttori». «L’altra notte avevo capito che era all’opposizione, ma questo non interessa. Dovrei dire che la magistratura ha i suoi tempi che non possono essere quelli della politica. Ma in realtà in questo caso ci siamo posti i problemi dei tempi. Che era quello delle elezioni regionali calabresi, però. Che si dovevano tenere a febbraio, poi ad aprile, ora non so quando. Avevo questa ordinanza da eseguire da una settimana, non era possibile aspettare oltre».
Dice: «Questa indagine è la sintesi di quello che vediamo da anni». Perché? «Perché ci troviamo di fronte la ‘ndrangheta che spara di meno e corrompe di più. La storia di questo imprenditore, Gallo, è emblematica: ha contatti diretti con gli uomini del clan, forze dell’ordine, politica, e grazie all’intesa di queste tre forze riesce ad arrivare ovunque, dalla Calabria a Roma. E a fare, in questo momento, soldi su soldi». Cosa fare per bloccare questa saldatura? «Una rivoluzione del codice di procedura penale e del regolamento penitenziario che inasprisca le pene. Le nostre indagini dimostrano che delinquere è ancora troppo conveniente».
Lei è stato tra i primi a lanciare l’allarme che i clan potessero essere i grandi azionisti dell’emergenza Covid. Ha avuto riscontri ai suoi timori? «Lo dissi a febbraio dello scorso anno. E, purtroppo, sì. Ci sono le prove che sono stato facile profeta. Anzi, è peggio rispetto a quello che immaginavo: imprenditori, commercianti, ristoratori svenderanno le loro attività per quattro soldi ai riciclatori mafiosi. Perché per loro non c’è crisi. L’obiettivo non è arricchirsi con quelle attività: ma usarle per poter pulire il denaro che arriva dagli altri traffici illeciti».








