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Contro le superpotenze si passa da “America First” ad “America Alone” | L’analisi di Paolo Gentiloni

Era sembrata una marcia trionfale la settimana nel sud-est asiatico, fino a quando Donald Trump non si è imbattuto nel dragone cinese.

Con Xi Jinping, commenta su Repubblica Paolo Gentiloni, si è capito che quando l’adulazione cede il posto ai rapporti di forza le cose possono mettersi male anche per il presidente degli Stati Uniti.

Raccontare che il vertice è andato bene, anzi benissimo — da zero a dieci? dodici! — non può cancellare quel sorriso di sufficienza, quasi di umana comprensione, ostentato dal presidente cinese e rilanciato da tutte le tv del mondo.

Esattamente come era accaduto qualche settimana prima in Alaska con il tappeto rosso srotolato per Vladimir Putin senza avere nulla in cambio.

La verità è che di fronte alle grandi autocrazie America First finisce per presentarsi come America Alone.

E che da questa “America sola” arrivano pericolosi segnali di debolezza.

Ad Anchorage era andato in scena il ritorno di Putin tra i grandi della terra all’insegna del “perseguire la pace”.

Risultati? Da zero a dieci: zero, come si è ben visto nelle settimane successive.

A Busan, in Corea, il breve vertice tra Usa e Cina ha solo sancito una tregua commerciale.

A noi europei, conclude Gentiloni, conviene fare di tutto per impedire, o almeno ritardare, una deriva isolazionista.

Tenendo alta la bandiera del mondo libero e dei suoi interessi comuni.

Aggrappandosi all’importanza delle relazioni transatlantiche e all’amicizia con gli Usa a ogni livello.

Ma tutto questo senza chiudere gli occhi.

E dunque difesa europea, nuovi mercati, dall’America Latina all’Indonesia e domani all’India.

E un reset delle relazioni economico-commerciali con la Cina che non può certo essere benevolo, ma va elaborato in proprio e non come appendice delle scelte americane.

Più di tutto, guai a dimenticarlo, conterà il sostegno all’Ucraina, a cominciare da quello economico, utilizzando anche gli asset russi congelati.

Perché solo un’Europa che si batte per una pace giusta in Ucraina avrà un ruolo nel nuovo grande gioco che si sta aprendo nel mondo.

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