L’aumento della difficoltà di reperimento di lavoratori qualificati da parte delle imprese (mismatch), riscontrato anche dalle indagini Excelsior Unioncamere-ministero del Lavoro, è stato “imponente: 47,8% nel 2024, +22,5 punti percentuali rispetto al dato medio del 2019”.
Lo sottolinea il presidente dell’Inapp, Natale Forlani, presentando il rapporto annuale ed evidenziando che il fenomeno risulta amplificato da un complesso di fattori: la riduzione della popolazione in età di lavoro con la stima di circa 4 milioni di persone in meno entro il 2040; la carenza di competenze per i profili esecutivi; le offerte di lavoro che non riscontrano le disponibilità da parte delle giovani generazioni.
“L’incidenza di questi fattori negativi è destinata a crescere per l’impatto dei cambiamenti demografici determinati dalla riduzione della popolazione in età di lavoro – circa 4 milioni di persone entro il 2040 nello scenario mediano delle stime Istat, già manifesto nell’esodo pensionistico delle generazioni anziane di gran lunga superiore rispetto alle coorti giovanili che entrano nel mercato del lavoro – e di quello delle tecnologie digitali sulle organizzazioni del lavoro e sulle professioni”, afferma il presidente dell’Inapp.
Forlani sottolinea inoltre che circa i due terzi del mancato utilizzo delle risorse umane in età di lavoro, in prevalenza giovani e donne, sono concentrati nelle regioni del Mezzogiorno, mentre in quelle del Nord e di una parte del Centro Italia i tassi di occupazione risultano già allineati alle medie europee e superiori per la componente maschile.
“Le risposte a queste criticità possono scaturire da un tasso di crescita degli investimenti nelle aree del Sud superiore alla media nazionale”, sostiene evidenziando anche che “il mancato ricambio generazionale risulta superiore alle dinamiche demografiche per l’elevato scollamento tra i percorsi formativi e i fabbisogni del mondo del lavoro”.