Sul Giornale Vittorio Macioce parla del tentativo di Draghi di porre rimedio alle croniche inefficienze della macchina dello Stato.
“Lo Stato, ti viene da pensare, è un luogo comune che dura da troppo tempo. E’ l’immagine, magari stereotipata, di un orco grasso e malmostoso. Un orco che è diventato vecchio in fretta. Tanti ci hanno provato a cambiarne l’immagine. Per anni e anni si è parlato di rendere più umana la burocrazia: meno regole e più buon senso. Non basta però stampare un sorriso sulla faccia dell’orco. Non serve neppure un bacio.
L’orco va reso intelligente e non è affatto semplice, perché i suoi neuroni non si parlano e ha troppe braccia, troppe viscere. E’ indolente e affamato e poi si difende. Il suo istinto di sopravvivenza lo rende diffidente. Non ama alcun tipo di mutamento. Nella sua testa tutto ciò che non cambia è buono e rassicurante. L’orco è più forte di chi lavora al suo interno e butta ai margini riformisti e sognatori. L’orco resiste, resiste, resiste.
Draghi e Brunetta, con l’aiuto di Cingolani e Colao, hanno scelto di cominciare la loro impresa proprio dall’orco. E’ la prima grande riforma messa in cantiere. E’ una sorta di pietra angolare. La pubblica amministrazione è il punto di partenza per immaginare una ricostruzione, un «rinascimento», italiano. E’ da lì che passa il destino del piano «Next Generation». L’idea è snellire, velocizzare e ringiovanire. E’ mettere idee nella testa dell’orco e scommettere sul «fattore umano». E’ la macchina burocratica che torna a fidarsi dei cittadini. E’, bisogna riconoscerlo, un modo per dare lavoro ai giovani. Alla base c’è anche un patto con i sindacati. E’ importante, perché per riuscire nell’impresa serve anche un sindacato non arroccato a difendere caste e rendite di posizione. Non si sa come finirà.
Una nota finale. Questa avrebbe potuto essere la grande impresa della sinistra statalista: dare fiducia alla pubblica amministrazione. La stanno facendo i liberali”.