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Ignazio Visco (governatore Banca d’Italia): «La nuova finanziaria: la sfida è ridurre i rischi»

La nuova finanziaria potrebbe generare instabilità: la sfida è ridurre i rischi. Questo quanto affermato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento “Note sull’economia di Dante e su vicende dei nostri tempi”, in occasione del “Festival Dante2021” a Ravenna.

Questa sfida, secondo il governatore, deve passare per una “risposta globale” tanto più in presenza di «ripercussioni internazionali di istituti e fenomeni caratteristici di specifiche giurisdizioni». Attraverso un excursus “su alcuni aspetti che hanno caratterizzato” l’epoca del Sommo Poeta, e “probabilmente il suo pensiero in materia di economia e finanza che rivestono un certo interesse anche in chiave moderna”.

Visco ricorda la “grande diffidenza” di Dante nei confronti dei “mercanti-banchieri”, I suoi versi sul “maladetto fiore”. Parole che, secondo il governatore, «mettono in luce la percezione che da un cattivo uso della finanza possano solo conseguire, nel breve come nel lungo periodo, conseguenze gravi e funeste, un tema antico che ricorre regolarmente nella storia ed è, come ben sappiamo, ben presente anche ai nostri giorni». Mentre, puntualizza Visco, una «finanza al servizio dell’economia reale è in ultima istanza utile per conseguire il bene comune».

La crisi finanziaria globale, scoppiata nell’estate del 2007 e culminata con il fallimento di Lehman Brothers nel settembre del 2008, e la successiva crisi dei debiti sovrani nell’area dell’euro, ha proseguito, hanno «profondamente eroso la fiducia nelle istituzioni finanziarie», afferma Visco. «Molto è stato fatto a livello globale negli ultimi anni per migliorare la regolamentazione bancaria, ridurre i rischi di credito, e recuperare la fiducia del pubblico, ma ancora molto resta da fare per quanto riguarda l’intermediazione finanziaria non bancaria, straordinariamente cresciuta nell’ultimo decennio».

«Anche alla luce delle esperienze, a livello globale, degli ultimi decenni e dell’impetuoso sviluppo, anche tecnologico, di nuovi strumenti e tecniche di gestione finanziaria, non possiamo che sottolineare» ha evidenziato Visco, «i rischi associati alla loro complessità e all’opacità nelle informazioni e nei comportamenti che spesso l’accompagnano. Ne discendono certo nuove responsabilità sul piano regolamentare, oltre che su quello della promozione effettiva dell’educazione finanziaria».

«Perché, se è oggi eccessiva l’idea che il fine ultimo della finanza (o dell’usura intesa come suo possibile sinonimo) sia la tesaurizzazione, con le conseguenze economiche, etiche e politiche che da Dante in poi sono state nel tempo più volte richiamate, una incontrollata separazione tra lo sviluppo della finanza e le necessità dell’economia reale può portare, come sappiamo, a rischi anche molto gravi per i redditi e l’occupazione, e per la stessa stabilità del sistema economico», ha sottolineato.

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