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L’abbandono dei motori termici nel Piano UE è un errore strategico | Lo scenario

L’Unrae – Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, che rappresenta le case estere operanti sul mercato italiano di auto, veicoli commerciali e industriali, si è detta critica rispetto ai drastici piani dell’Unione europea di messa al bando dei motori termici, anche quelli più efficienti e meno inquinanti.

«Già oggi i costruttori producono e consegnano veicoli industriali elettrici con autonomia di oltre 500 km. Esistono poi anche soluzioni ecologicamente valide per continuare a sfruttare i motori endotermici di ultima generazione, come ad esempio l’utilizzo di biocarburanti, tra cui il biodiesel Hvo, che riducono le emissioni di CO2 fino al 95% rispetto al gasolio tradizionale o soluzioni già in stato avanzato di sperimentazione a emissioni zero come l’impiego di idrogeno sui motori a combustione», sottolinea con un comunicato il presidente della Sezione veicoli industriali dell’Unrae, Paolo Starace.

«Consideriamo quindi un errore strategico l’abbandono della tecnologia del motore endotermico di ultima generazione Euro 6/VI, che, grazie alla ricerca e sviluppo, fornisce in prospettiva promettenti livelli di abbattimento delle emissioni. Incoerente poi» prosegue «richiedere ulteriori investimenti a favore delle motorizzazioni Euro 7, costringendo i Costruttori a investire in una tecnologia che sarà nel prossimo futuro in gran parte rimpiazzata, distraendo risorse ingenti dallo sviluppo delle altre soluzioni».

L’Ue ha deciso una accelerazione sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, che rispetto ai livelli del 2019 per i veicoli industriali implica emissioni ridotte del 45% a partire dal 2030; meno 65% a partire dal 2035 e meno 90% a partire dal 2040. «Tutti i Costruttori di veicoli industriali hanno già da tempo abbracciato la transizione ecologica e hanno sostenuto negli anni ingenti investimenti per lo sviluppo di veicoli sempre più rispettosi dell’ambiente e sicuri. Le Case – ha detto ancora Starace – sono quindi pronte alla sfida e consapevoli che il nostro settore debba contribuire, come tutti gli altri, a ridurre le emissioni climalteranti. Nonostante gli obiettivi siano molto ambiziosi, siamo coscienti che la strada è già stata tracciata».

«Le emissioni di CO2 dei veicoli di nuova immatricolazione sono, infatti, sottoposte a rigide misurazioni a livello europeo e, qualora non venga rispettato l’obiettivo già in vigore della riduzione del 15% entro il 2025 (rispetto ai valori emessi nel 2019), la Commissione imporrà ingenti sanzioni in capo alle Case costruttrici, pari a 4.250? /gCO2/tKm per le emissioni di CO2 in eccesso».

Secondo l’associazione, però, gli obiettivi di abbattimento delle emissioni potranno essere raggiunti mediante un mix di soluzioni tecnologiche, tra cui le motorizzazioni elettriche, a idrogeno e l’utilizzo di biocarburanti compatibili con i motori endotermici Euro 6/VI in circolazione. «Da ultimo» afferma ancora Starace «non va dimenticato che per ridurre in maniera consistente le emissioni del trasporto pesante e velocizzare l’adozione delle nuove tecnologie, dovranno essere messe in campo misure decise per togliere dalla circolazione i veicoli vetusti e svecchiare così il parco circolante italiano, che attualmente conta un’età media di 14,3 anni, con il 54,6% dei veicoli ante Euro V».

«In conclusione, crediamo che le tempistiche delineate dalla Commissione Ue sono stringenti, ma raggiungibili solo se nei prossimi anni sarà messa in campo dal Governo un’agenda che supporterà efficacemente la transizione energetica del comparto. L’adozione di nuovi veicoli con tecnologie a zero emissioni, infatti, è al momento limitatissima in Italia perché non opportunamente sostenuta da infrastrutture di ricarica e distributive idonee e da incentivi adeguatamente parametrati. Pertanto» conclude «auspichiamo un’accelerazione delle politiche italiane affinché gli sforzi finora profusi dai Costruttori non vengano vanificati e gli autotrasportatori nazionali non vengano relegati a svolgere un ruolo marginale nella movimentazione internazionale delle merci».

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