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[Il viaggio nelle città] Udine ha la ripartenza nel suo DNA. Serve biodiversità anche nelle proposte culturali

Udine è situata in un’alta pianura, a 113 m di altitudine. Ha quasi 100.000 abitanti ed è una delle città italiane ai primi posti per qualità della vita. È sede di università, ha molti musei e biblioteche ed è sede di commerci, perché situata sulle rotte che portano nell’Est dell’Europa, ma anche ad Ovest.

Per conoscere la ripartenza di Udine dopo i problemi arrecati dal covid, abbiamo parlato con Antonio Della Marina, presidente dell’associazione culturale “Continuo A.p.s”.

Ci racconti la sua città

Udine è una cittadina che negli ultimi 30 anni è cresciuta moltissimo dal punto di vista culturale. Fino agli anni della ex Jugoslavia era un concentrato di caserme, con pochi eventi, i più vivi e fertili erano a carattere autogestito – nel bene e nel male. La nascita dell’università ha probabilmente segnato il cambio di passo, unitamente ad un naturale evolversi della qualità della vita e la voglia di acculturarsi è cresciuta.

Oggi la varietà e la qualità delle proposte culturali è molto elevata, Udine nel suo piccolo ospita alcuni festival di rilevanza nazionale e internazionale. La cosa interessante è che le migliori proposte arrivano da festival partiti dal basso, con un budget inizialmente modesti e idee originali, mentre le strutture più istituzionali e con finanziamenti importanti rimangono arroccate su posizioni più conservatrici e fanno fatica ad evolversi.

Oggi descriverei Udine come una città virtuosa, ma vorrei includere in questo processo un po’ tutto il Friuli Venezia Giulia. In un piccolo territorio come questa regione è difficile scindere Udine dal territorio circostante.

Devo annoverare tra i vantaggi anche la vicinanza con la Slovenia e con l’Austria. In particolare l’apertura dei confini con l’est è stata un’inondazione di idee fresche e di collaborazioni virtuose che perdura ancora oggi.

Quali sono state le ferite più evidenti inferte dalla pandemia?

Lo spettacolo dal vivo. Ne ha risentito pesantemente. Teatri, cinema, concerti, non svolgono solo una funzione di audience developement ma incentivano e favoriscono i rapporti sociali, con un effetto volano sul fiorire delle idee per tutto il settore. Una associazione o una produzione non cresce se non può relazionarsi attivamente con i soggetti vicini.

Per tutti gli operatori e l’ambiente dello spettacolo il danno economico è stato importante. Però va detto che allo stesso tempo uno stop così drastico ha permesso al mondo degli artisti (e includo anche gli ideatori di eventi culturali) qualche riflessione e un po’ di tempo per guardare al proprio percorso creativo senza dover correre continuamente dietro agli impegni. Almeno questo penso sia vero per gli artisti che prima della pandemia avevano già acquisito una maturità. Diverso il discorso per i giovani a cui la pandemia ha tolto il terreno del confronto e della crescita da sotto i piedi. Loro sono fatti per adattarsi ed evolversi, ma il danno o l’evoluzione distorta che potrebbe derivarne è ancora difficile da prevedere.

Presidente, può fornirci delle idee sulla ripartenza di Udine?

Prima di tutto il vaccino. La ripartenza fa parte del nostro DNA fin dai tempi del terremoto del ’76, e le istituzioni culturali cittadine sono molto abili ad adattarsi, ma per poter lavorare al meglio è necessario prima di tutto che il sistema sanitario riesca a vincere la sua battaglia.

Inoltre ci sono settori che durante la pandemia hanno avuto dei vantaggi, forse si potrebbe immaginare qualche forma di ridistribuzione in favore della cultura. L’idea dell’Art Bonus è buona, ma andrebbe estesa anche per le piccole rassegne. La Regione FVG ha istituito anche un Art Bonus regionale per tutti quei progetti che superano un certo livello di qualità, ma essendo un credito di imposta regionale, se ad esempio una società di Milano volesse sostenere le mie attività culturali a Udine non potrebbe.

Può descriverci una componente caratteriale degli udinesi? Un punto di forza?

Non saprei che dire sul carattere degli udinesi. Un punto di forza che non è caratteriale ma che influisce certamente sul carattere è il fatto di vivere in una regione di confine e provinciale. Lo dico in senso positivo perché credo che oggi la cultura non risieda più nelle grandi città, o per lo meno non più come una volta. L’informazione è diventata liquida, le comunicazioni molto facili e veloci, e una città piccola può muoversi molto più agevolmente nell’offrire e nell’organizzare proposte di qualità.

I grandi festival storicizzati, che presentano programmi di prestigio e muovono quantità di pubblico significative, rischiano di fissarsi su modelli e meccanismi ripetitivi, mentre una molteplicità di eventi piccoli e diversificati, se di qualità, danno risultati migliori in termini di circolazione delle idee e della crescita culturale. La Biodiversità è un parametro tornasole della vita di un sistema. Lo stesso vale per la diversificazione delle proposte culturali.

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