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Tiziano Treu (Presidente Cnel): «Per la ripresa è strategico puntare sul Mezzogiorno. Cogliere velocemente le opportunità del Recovery investendo in economia verde e digitalizzazione»

«Bisogna essere veloci a cogliere l’opportunità offerta dal Recovery Fund quando si affacciano rivoluzioni epocali come quelle legate al digitale e all’economia verde, che possono consentire un salto in avanti per Paesi in forte ritardo di sviluppo come il nostro. Ora siamo prossimi in Europa, e dunque anche in Italia e nel Mezzogiorno, a questa nuova svolta e dobbiamo coglierla come hanno fatto in altri continenti più deboli del nostro». Ad affermarlo è il Presidente del Cnel Tiziano Treu in un’intervista al Mattino in cui invita a investire sul Mezzogiorno.

«Nonostante la preoccupazione per questa nuova ondata, in gran parte dell’Europa sono cresciuti i segnali di ritorno alla crescita dopo la pandemia. L’annuncio dei vaccini, la volontà stessa di mettere in campo le tante energie represse in tanti, durissimi mesi» sottolinea Treu «spingono in questa direzione. Naturalmente molto dipenderà da come questa opportunità, unica, sarà usata».

«Per la ripresa», aggiunge, «è strategico puntare sul Mezzogiorno, partendo dal Piano Sud 2030 perché al suo interno ci sono elementi concreti, almeno iniziali, su cui lavorare». Per il Presidente del Cnel, «gli elementi su cui investire maggiormente sono economia verde e digitalizzazione. Non si può derogare da esse: piuttosto, come abbiamo detto più volte, bisognerebbe che il Governo rendesse noti al più presto i progetti perché eviterebbe tanta inutile confusione. Ma il punto vero è un altro: per cogliere quest’opportunità serve un’educazione di massa che deve avere una portata simile all’alfabetizzazione di sessanta anni fa. Allora si investì molto nella scuola media superiore e sugli istituti tecnici. Adesso bisogna fare lo stesso, perché l’alfabetizzazione digitale è indispensabile».

Il reddito di cittadinanza, osserva, «è stata un’idea giusta ma attuata in modo assai negativo, come è stato anche di recente dimostrato: a parte l’errore di voler coniugare le misure per la lotta alla povertà con le politiche attive del lavoro, non si è proceduto nemmeno alla verifica preventiva indicata dalla legge per accertare lo stato di bisogno dei richiedenti prima di erogare i sussidi. Non sono stati emanati i decreti attuativi e l’Inps non può controllare con i Comuni il rispetto dei parametri richiesti: e alla fine» conclude «si è scoperto che una parte dei destinatari non era composta da famiglie realmente bisognose».

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