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Tasse, ecco la classifica dei furbetti d’Italia | L’analisi

In Molise, ogni 100 euro di gettito fiscale incassato, se ne evadono 17,4 per un totale di 440 milioni di euro.

È quanto emerge da una rilevazione della Cgia di Mestre, relativa al 2020, su dati del ministero dell’Economia e Finanza e Istat.

A livello regionale la situazione più critica si registra nel Sud: nella classifica di euro evasi ogni 100 euro incassati, in Puglia se ne ‘perdono’ 19,2 euro, in Campania 20 e in Calabria 21,3.

In questa particolare graduatoria il Molise si colloca al quinto posto in Italia.

Si tratta di cifre doppie rispetto a quelle che si registrano in Friuli Venezia Giulia (10,6 euro), in Provincia di Trento (10,2 euro) e in Lombardia (9,5 euro).

Il territorio nazionale più fedele al fisco è la Provincia di Bolzano che presenta un’evasione di 9,3 euro ogni 100 incassati.

Nel 2022 il fisco ha recuperato dalla lotta all’evasione oltre 20 miliardi di euro. Questo dato, annunciato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nei mesi scorsi, è l’ennesima dimostrazione che negli ultimi anni la lotta contro l’infedeltà fiscale sta dando i suoi frutti.

Tra il 2015 e il 2021, ad esempio, l’evasione in Italia è scesa di 16,3 miliardi di euro. Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal MEF è sceso a 89,8 miliardi di euro; di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il “frutto” dell’evasione contributiva. A comunicarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Pur non potendo contare su quasi 79 miliardi di euro di tasse ogni anno, un importo che rimane ancora straordinariamente elevato, l’Amministrazione finanziaria italiana sembra essere riuscita a imboccare la strada giusta per combattere efficacemente questa piaga sociale ed economica.

Tra la compliance fiscale, lo split payment, la fatturazione elettronica e l’invio telematico dei corrispettivi, una serie di contribuenti – tra cui gli evasori incalliti, chi riceveva i pagamenti dallo Stato per un servizio o una prestazione lavorativa resa e poi non versava l’Iva e, infine, i professionisti delle cosiddette “frodi carosello”.

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