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Stefano Lepri (La Stampa): «Le cifre sull’economia italiana nel 2021 indicate dal governo si realizzeranno se si riuscirà a spendere bene e in fretta molto denaro»

“Le cifre sull’economia italiana nel 2021 che il governo ha messo su carta ieri sera si realizzeranno se si riuscirà a spendere bene e in fretta molto denaro. Le nostre amministrazioni pubbliche potranno arrivarci se cominceranno subito a rinnovarsi strada facendo”.

Lo scrive Stefano Lepri sulla Stampa in un editoriale in cui invita il governo a guardare alle infrastrutture come volano per il rilancio: “La ripresa dei contagi nell’inizio di autunno rende, ovviamente, ancor più difficile il compito. La speranza che viene indicata è di sanare nell’arco di due anni la ferita inferta dalla pandemia. Senza l’azione comune del «Recovery Fund» ne sarebbero occorsi chissà quanti.

In Europa la Germania sola crede di farcela prima, in poco più di un anno e mezzo; per Francia e Spagna, con le nuove chiusure annunciate in questi giorni, sarà forse più dura che per noi La solidarietà europea decisa nei mesi scorsi consentirà all’Italia di non essere schiacciata dal peso del suo debito, frutto di questo e di altri errori commessi negli anni. Un deficit pubblico del 10,8% quest’anno e del 5,7% il prossimo, come quelli esaminati dal governo ieri, non l’avremmo potuto sopportare senza appoggi.

È una scelta che comporta rischi; più ardita ad esempio di quella della Spagna impacciata da contese politiche profonde. Perché sia efficace nei prossimi mesi, in cui ancora sia le imprese sia le famiglie rilutteranno a spendere anche se incentivate, occorre che il denaro pubblico fluisca con rapidità verso investimenti, sostegno alle attività produttive, sicurezza sanitaria. Un consiglio arrivato ieri dal Fondo monetario internazionale è che per far presto ci si impegni intanto sulla manutenzione delle opere pubbliche esistenti.

In un Paese dove strade e ponti franano per le piogge, pare una buona idea per superare i primi mesi; lasciando poi il posto alle opere infrastrutturali più impegnative, volte al futuro. Lungo un inverno che sarà duro per l’occupazione, occorrerà che i sostegni e gli incentivi delineati ieri vengano scelti bene. Una buona metà della perdita di posti di lavoro attesa è già avvenuta, a scapito soprattutto dei precari. Ma il pericolo della scomparsa di posti fissi, di chiusura di intere aziende, farà più impressione”.

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