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Fabian Stanciu (Country manager Yousign): «La ricerca e lo sviluppo devono lavorare più strettamente in ambito medicale»

La salute digitale potrebbe rappresentare un giro d’affari di 17 miliardi di euro entro il 2026. Secondo un recente studio di Frost & Sullivan, è possibile attendere un boom di investimenti in Europa per la telemedicina dopo l’accelerata imposta dal Covid. Gli investimenti dovrebbero privilegiare la relazione e la comunicazione tra professionista e paziente, portando a regime strumenti di collaborazione (videochiamate e messaggistica), cybersecurity (sicurezza dati) e compliance normativa (firma elettronica).

Ma i medici sono pronti per la svolta digitale? In Italia, tre camici bianchi su quattro reputano oggi la telemedicina uno strumento fondamentale per lo svolgimento della professione, mentre scende all’8% la quota di coloro che si dichiarano contrari alla telemedicina contro il 30% nel 2020 (fonte: Osservatorio Innovazione Digitale in sanità 2021). Ma non ci sono solo videochiamate e chat nel futuro digitale in medicina, osservano gli esperti del settore.

La necessità adesso è di lavorare, oltre che su «ricerca e sviluppo in ambito più strettamente medicale», su tre aree di crescita indispensabili per rendere la telemedicina una prassi: il presidio di competenze digitali, la sicurezza dei dati e la compliance normativa, documentale e burocratica, elencano gli addetti ai lavori che in un’analisi spiegano la portata della sfida.

«Quello della sanità è uno dei settori più delicati da un punto di vista di privacy e compliance», evidenzia in una nota Fabian Stanciu, country manager per l’Italia di “Yousign”, azienda che si occupa di firma elettronica e che punta a digitalizzare 15 milioni di documenti in Italia entro il 2023.

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