Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Sergio Venturi (ex commissario all’emergenza Coronavirus Emilia Romagna): «Un altro lockdown sarebbe devastante. E vi spiego perché»

Il fatto che sia necessario “chiudere tutto”, è un pensiero che va diffondendosi sempre di più, ma è un messaggio sbagliato.

Il lockdown sarebbe disastroso perché annullerebbe la responsabilità individuale e collettiva, ma soprattutto ci toglierebbe tante risorse e, in questo momento di massima crisi, è l’ultima cosa di cui ci sarebbe bisogno.

Nei mesi del lockdown, da ex commissario ad acta per l’emergenza pandemica, nominato dal Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ho per un paio di mesi colloquiato quotidianamente attraverso dirette facebook con migliaia di persone che continuano a scrivermi, a chiedermi di comunicare con loro, di parlare e – possibilmente – di tranquillizzarle.

Tanti chiedono la mia opinione su una possibile nuova chiusura totale per arginare la pandemia da SARS-CoV-2 alla seconda ondata, ma penso che “chiudere tutto” sia un messaggio fuorviante e molto demoralizzante per tutti.

Il denaro a disposizione non è infinite: se non si lavora non si sostengono le spese e nemmeno le pensioni; penso che sia indispensabile tentare qualunque strada per scongiurare il pericolo di un nuovo lockdown che potrà essere eventualmente mirato ad alcune realtà territoriali limitatamente all’estensione e per lo stretto periodo necessario, perché un lockdown come quello di marzo sarebbe una sconfitta per tutto il Paese e mi auguro che non ci si debba arrivare.

Personalmente sono stato il bersaglio di commenti non benevoli per essere stato critico già rispetto al primo lockdown: mi si è rimproverato di non avere considerato che chi si era molto sacrificato si sarebbe sentito mortificato dalle mie parole.

In realtà volevo solo manifestare il mio pensiero e dire che, anche alla luce di come si è poi evoluta la situazione, forse anche durante la prima ondata si sarebbe potuti essere maggiormente selettivi rispetto alle regioni/territori da chiudere.

Ho invitato, nonostante i numeri in crescita del contagio e le difficoltà per la sanità regionale dell’Emilia-Romagna ad evitare messaggi terrorizzanti, perché non è necessario e si rischia solo di ottenere l’effetto esattamente opposto, una sorta di rassegnazione e di fatalismo che non fa più sentire le persone responsabili del proprio futuro e di quello della collettività.

Invece credo che responsabilità e rispetto siano le parole chiave di questo difficile periodo: lo sono state nella prima ondata e, a maggior ragione devono continuare ad esserlo ora e nei prossimi mesi.

Dobbiamo pensare a quello che succederà domani, che i sacrifici che facciamo adesso saranno ripagati tra qualche settimana e potremo arrivare a mettere a punto trattamenti efficaci (ad esempio gli anticorpi monoclonali) ed i vaccini.

Anche la seconda ondata finirà, ma il punto è che dobbiamo pensare a come fare perché non ce ne siano più, perché ciò che sta accadendo ora non si ripeta in futuro.

Mi sono rivolto anche ai media e all’enorme quantità di messaggi solo negativi: oltre che a deprimere tutti i lettori, a disseminare il terrore, si demotiva tutto il personale sanitario, in particolare i medici e gli infermieri, così impegnati nel fronteggiare questa nuova e critica ondata.

Per chi sta “in trincea” tutto questo disfattismo fa balenare l’idea che tutti gli sforzi che quotidianamente compiono, rischiando la propria salute, la propria vita e quella dei loro cari sia inutile finché non si chiuderà tutto: ma il lockdown a me sembra una falsa “soluzione”. 

Sono un medico, ho diretto grandi Aziende sanitarie e sono stato per una legislatura Assessore alle Politiche per la salute di una Regione non piccola, con funzioni di coordinamento, per qualche periodo, anche della Commissione salute, quindi credo di avere una qualche contezza delle cose di cui parlo… Non ignoro affatto il carico sulle strutture ospedaliere e sanitarie tutte, nonché lo stress per gli operatori ed il management che la CoViD-19 sta esercitando anche in Emilia-Romagna.

La seconda ondata la si aspettava più avanti e non così precoce e violenta, su Bologna in particolare. Tuttavia dobbiamo incoraggiare le nostre truppe, far trovare loro la forza di continuare a combattere anche se nessuno va più a cantare fuori dagli ospedali o non acclama gli “eroi”. Non è questo che – o almeno non è solo questo – che serve, però dobbiamo farli sentire appoggiati, sostenuti anche da chi è fuori dalla trincea.

In Emilia-Romagna siamo in condizioni di tensione, ma l’epidemia è sotto controllo, anche se ci sono province – come Bologna e Modena – che si trovano in una situazione diversa rispetto ad altre, dove la situazione è invece affrontabile.

È ora il momento in cui ognuno deve fare la sua parte, con i comportamenti quotidiani più volte richiamati: il distanziamento, l’uso corretto della mascherina e l’igiene delle mani.

Ma c’è un quarto “comandamento”, una questione che non è stata spiegata abbastanza chiaramente dal Governo nelle ultime settimane, ma che è il vero obiettivo – sebbene non dichiarato in maniera sufficientemente incisiva ed esplicita – di tutti i provvedimenti nazionali fino ad oggi: dobbiamo incontrare meno persone. Non siamo più in estate, quando il virus circolava poco e, comunque, abbiamo forse “osato troppo”.

Al momento attuale il virus circola moltissimo, è ovunque e tutti possiamo contribuire a proteggere noi stessi e gli altri cercando di ridurre al massimo gli incontri in presenza.

Dobbiamo mantenere solo i contatti indispensabili con i familiari stretti e sul luogo di lavoro, selezionando una strettissima cerchia di persone e frequentando esclusivamente quelle: per le altre bisogna provvedere con altri mezzi, come videochiamate o videoconferenze, aiutando a farlo anche le persone che per età o disabilità non sono in grado autonomamente.

E forse tutto questo male non sarà venuto solo per nuocere: magari affiniamo altre abilità, impariamo dagli errori e torniamo ad essere solidali.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.