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Ecco l’agenda di Mattarella. Il rush finale prima dei saluti

Una visita di saluto a Papa Bergoglio il 16 dicembre, una tappa a Firenze, l’incontro con le alte cariche dello Stato e poi l’attesissimo discorso di fine anno agli italiani. Sono questi i passaggi fondamentali che chiudono il settennato di Sergio Mattarella. Il presidente infatti è stato eletto il tre febbraio del 2015 ma già dal 3 gennaio, cioè un mese prima, il presidente della Camera potrà convocare i Grandi elettori per la scelta del nuovo capo dello Stato.

Un appuntamento che potrebbe cadere intorno alla metà di gennaio 2022. Manca pochissimo quindi alla conclusione dell’impegno di Mattarella tenendo conto che lui stesso ha più volte escluso la possibilità di un secondo mandato. Inevitabile quindi che i prossimi appuntamenti si carichino di significati particolari e grandi tensioni, con il mondo della politica in attesa di avere ulteriori conferme dai suoi discorsi di dicembre.

Ma anche la visita in Vaticano segna con chiarezza il vissuto profondo del capo dello Stato che, pur avendo esercitato il suo mandato con tocco costituzionalmente laico, non ha mai nascosto le sue radici cresciute nel cattolicesimo progressista. Su questa premessa è evidente anche la forte sintonia morale registrata negli anni con Papa Francesco con il quale ha condiviso tanti richiami al primato della persona umana e alla sua dignità troppo spesso violata quando si è parlato di migranti.

Se quella in Vaticano sarà una visita importante sul piano personale, certamente il fibrillante mondo della politica presterà più attenzione alle sue parole che saranno equamente divise in due discorsi: il primo, più politico, sarà in occasione del tradizionale incontro con le alte cariche dello Stato previsto al Quirinale il 20 dicembre; più colloquiale ed intimo, dedicato agli italiani, quello che come sempre sarà trasmesso in diretta televisiva la notte di Capodanno.Troppo presto per prevedere i contenuti dei due interventi ma è logico supporre che con le alte cariche Mattarella possa individuare le cose fatte bene in questi sette anni e sottolineare quelle che mancano e sulle quali toccherà al suo successore vigilare. Nel discorso di fine anno Mattarella parlerà agli italiani e certamente avrà modo di spronarli alla fiducia e all’ottimismo, quasi un lascito testamentario della sua presidenza.

Certo questo breve lasso di tempo non sarà solo rievocazioni e discorsi: il presidente della Repubblica è pienamente in carica fino alla sua successione e non sono pochi nè lievi i nodi all’orizzonte. A partire dalla chiusura della legge di Bilancio che come sempre si sta dimostrando operazione complessa.

Difficile poi che possa avere settimane serene proprio nella partita che, seppur tutta parlamentare, sta lacerando le forze di maggioranza dell’esecutivo di Mario Draghi. Volente o nolente il suo nome per un bis continua a circolare, almeno come carta di riserva eccellente ove tutto dovesse fallire e il Parlamento si ritrovasse nell’incresciosa situazione di non riuscire ad esprimere un nuovo presidente. Per questo da oggi in poi ogni parola di Mattarella sarà vagliata, esaminata e analizzata. In alcuni casi, probabilmente, strumentalizzata.

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