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Ugo Ruffolo (il Giorno): «Green pass: i no vax non possono giocare con la vita degli altri»

Da settimane il Paese è diviso in una guerra ideologica tra chi contesta la validità sia dei vaccini sia quella del passaporto vaccinale, e chi ritiene vitali e necessarie le misure messe in campo per contrastare il Covid. In questo contesto, la posizione dell’editorialista Ugo Ruffolo, sembra essere dura e inequivocabile: «I no vax non possono giocare con la vita degli altri, contestando il Green pass».

«Nella dialettica tra diritto individuale ed interesse collettivo alla salute» ricorda «la Costituzione consente la prevalenza del secondo sul primo anche permettendo alla legge di prevedere trattamenti sanitari obbligatori, quali appunto le vaccinazioni». Scrive Ruffolo su Il Giorno.

«Nessun limite costituzionale impedirebbe, anzi, al legislatore di imporre a tutti, tout court, quella anticovid. Modulare l’obbligo senza generalizzarlo ed imporre un Green pass abilitante per l’accesso a servizi, luoghi o eventi diventa anzi una scelta legislativa politica “moderata”, a fronte dell’ecatombe di caduti da Covid: superiore a quella di molte guerre, e moltiplicata da varianti assassine contro le quali affanniamo in corsa. Non c’è dunque libertà individuale o diritto alla privacy che tenga, come ha selettivamente ed articolatamente chiarito, il 10 giugno, il Garante della Privacy».

«E ricordiamo che chi bara e infetta bucando prescrizioni e divieti, potrebbe risponderne sia civilmente che penalmente. Né vale l’obiezione individuale del non ritenere sicuri i vaccini. Che sono già sperimentati a dovere, canonicamente approvati e certificati, e comunque mai a rischio zero, ma sempre indispensabili a contrastare rischi collettivi centinaia di volte maggiori. Chi pretende di non vaccinarsi non può pretendere di mettere a rischio gli altri. Idem per chi, gestendo eventi, ristoranti o discoteche, vorrebbe ignorare il ritorno della pandemia.

«La legge, dunque, potrebbe andare ben oltre le selettive previsioni di Green pass abilitanti», conclude Ruffolo. «Violare quei limiti non è disobbedienza civile, ma comportamento potenzialmente criminale. Ben oltre le prescrizioni del governo possono andare già i privati, pretendendo dai propri dipendenti, o clienti, o visitatori, accessi subordinati a idonei certificati vaccinali. Incomprensibili restano persino talune resistenze sindacali, e ragionevoli le pretese, anche confindustriali, di soli vaccinati al lavoro».

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