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Roberto Giardina (il Giorno): «Il lungo addio di Angela Merkel è finito male»

«Il lungo addio di Angela è finito male». È lapidario Roberto Giardina che, sul Giorno, commenta le ultime mosse della Merkel.

«La Germania alle prese con il Covid – osserva – è allo sbando e la Cancelliera è costretta a cambiare idea. “Ho sbagliato, ammette, è solo colpa mia, sono io al comando”. E chiede scusa. Chi altri l’avrebbe mai fatto? Per questo la rispettano ancora, ma non le obbediscono come accadeva prima, né i suoi ministri, né i tedeschi, sempre più insofferenti alle misure severe anti contagio».

«Dopo l’estenuante vertice, 12 ore da domenica a lunedì, Frau Merkel ha imposto un lockdown totale per Pasqua. Ma ha dovuto fare rapidamente marcia indietro. Al contrario di quanto si continua a credere, un Cancelliere non è un dittatore».

«La Germania è uno Stato Federale, polizia, scuola, e la sanità sono di competenza dei Länder, e i primi ministri regionali pensano ai voti in vista delle elezioni tra sei mesi. La severità di Frau Angela non è opportuna. In un mese i suoi cristianodemocratici nei sondaggi hanno perso un terzo (dal 38 al 27 per cento), a causa di scandali, deputati traffichini con le mascherine, delle vaccinazioni in ritardo come gli aiuti statali, il dubbio su AstraZeneca, pericoloso anzi no».

«Tutta colpa di Angela? Lei al calcolo politico preferisce la morale. Cinque anni fa aprì le porte a un milione di profughi. Ce la faremo, promise, e la Germania non ce la fece. Ma non si pente. Forse era giusto restare prudenti a Pasqua. Diciamo che ha sbagliato per un eccesso di ragione, grave peccato per un politico».

«La signora che fu la più potente al mondo (secondo la rivista Forbes) doveva uscire di scena tra gli applausi meritati. Da quando prese il potere, nel 2005, nessun politico ha resistito quanto lei, tranne lo Zar Putin».

«Ha annunciato il ritiro con troppo anticipo, lentamente ha perso carisma e autorità. Non basta il rispetto. Il tramonto di Angela lascia un vuoto in Europa. Non si ha una linea precisa tra l’America di Joe Biden e la Russia di Putin. Si tentenna anche sui vaccini».

«Senza leadership tedesca a Bruxelles, già Macron pensa a una Ue dominata da Parigi. Grazie a Draghi (che ha sempre agito d’accordo con l’amica Angela, pur senza obbedire ai suoi ordini come l’accusano), l’Italia potrebbe tornare a giocare al vertice tra Francia e Germania. La più debole tra le due, ma decisiva nelle scelte che contano».

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