Non può esserci rilancio dell’economia senza una parallela riforma del Fisco. Ne è convinto Francesco Giuliani, avvocato tributarista, partner dello studio Fantozzi & Associati, che interviene in un confronto con l’Agi sul tema della semplificazione, al centro del dibattito del mondo imprenditoriale e politico, sulla questione della fiscalità in tempo di Covid e sulle prospettive legate al Recovery Fund.
“Il sistema fiscale italiano – spiega Giuliani – è complicatissimo e se non sarà riformato peserà sulla ripresa e disincentiverà gli investimenti esteri. La prima cosa da fare è realizzare un codice tributario che riunisca in modo organico e riformuli ove necessario le quasi mille norme esistenti in materia, sapendo che la complicazione fa il gioco degli evasori”. Secondo l’esperto, il fisco italiano deve poi “cambiare registro”, riducendo “l’elevatissima conflittualità” tra amministrazione e contribuente, in modo da difendere, proprio in un momento delicato come quello che attraversiamo, la “continuità vitale” delle imprese, garantendo nel contempo la riscossione delle entrate. “Sulle violazioni per stato di necessità – sottolinea Giuliani – il fisco diventa l’esattore implacabile: invece le imprese in difficoltà dovrebbero avere la possibilità di programmare un’uscita dignitosa dalla crisi, con rateazione diluita, senza arrivare al giudice fallimentare”. Per venire incontro alle esigenze delle Pmi, Giuliani propone poi il regime dell’adempimento cooperativo lasciando la possibilità di scrivere in bilancio per 3-5 anni l’importo delle imposte con meccanismi automatici. In merito alla proposta del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini sul superamento del meccanismo attuale di acconti e saldi Giuliani avverte: “Si tratta di una strada possibile ma bisogna stare attenti e agire con cautela: si può fare se c’è una flat tax, che oggi è molto difficile da ipotizzare, altrimenti il sistema è variabile e crea incertezze”. Rispetto all’emergenza Covid, l’idea di Giuliani è di consentire alle imprese di riportare le perdite 2020 nella dichiarazione 2019: in questo modo “si darebbe ossigeno alle imprese che possono programmare e differire il pagamento nell’anno successivo, quando ci saranno di nuovi utili. L’erario non avrebbe perdite secche e gli imprenditori potrebbero respirare”. Altro punto su cui intervenire è lo sfoltimento degli adempimenti fiscali: “Un imprenditore medio passa un quarantina di giorni l’anno dal commercialista: è una follia. L’interazione con l’amministrazione si deve limitare a 2-3 volte l’anno”.








