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Previste più tasse sulle vendite di oro | L’analisi

L’oro alla patria.

Dallo Stato non arriva nessuna richiesta di donare le fedi nuziali per sostenere le finanze pubbliche, ma nella ricerca di coperture per la manovra sarà possibile recuperare alcune centinaia di milioni di euro da oro e argento.

Pensare di sollevare risparmi vendendo monete, lingotti o lamine, magari frutto di un regalo, potrebbe rivelarsi più costoso.

La legge di Bilancio approdata in Parlamento, scrive MF-Milano Finanza, imprime una stretta sulle plusvalenze da cessione di metalli preziosi, se grezzi, e in forma di monete.

Si guarda quindi soprattutto agli investimenti, mentre sono salve collanine, braccialetti, orecchi e altri lavorati, ossia il grosso dei preziosi delle famiglie.

Oggi, in mancanza di documenti che attestino il costo di acquisto, gli eventuali guadagni sono calcolati prendendo in considerazione il 25% del prezzo di vendita dell’oro o dell’argento.

Il disegno di legge di bilancio cambia le regole del gioco.

La tassazione, con aliquota al 26%, sarà sull’intero corrispettivo.

In questo modo le stime del governo contano di portare in cassa circa 196 milioni l’anno.

Nel 2022 le vendite superarono i 3 miliardi di euro.

La stessa relazione tecnica che accompagna il documento non nasconde che la maggior parte dei preziosi arriva spesso nella forma di regalo in eventi o feste.

Perciò è difficile risalire al costo d’acquisto.

Su queste basi l’imponibile stimato è di poco più di 754 milioni.

Con le nuove regole, incluse nel pacchetto anti-evasione, si salirebbe a 1, 5 miliardi.

Intanto oggi, venerdì 3 novembre, arriva in Consiglio dei ministri il decreto legislativo per dare attuazione al concordato preventivo biennale, previsto dalla delega di riforma tributaria, e che dimezza le sanzioni per il contribuente che decide di aderire al verbale d’accertamento del Fisco.

Il nuovo istituto è in pratica una sorta di patto con l’Agenzia delle Entrate che congela le imposte per due anni.

Le bozze del provvedimento delineano le forme di dialogo preventivo con i lavoratori autonomi, sottoposti a indici di affidabilità e forfettari e che dovrebbe portare ad un maggior gettito in termini di cassa di 760,5 milioni.

L’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti la proposta di adesione entro aprile 2024 (ma a regime la scadenza è il 15 marzo).

I contribuenti potranno aderire entro luglio 2024 e, negli anni successivi, entro giugno.

Trascorso il biennio l’Agenzia delle entrate potrà proporre una nuova intesa per i due anni successivi.

Dal nuovo regime si decadrà nel caso siano accertati redditi o compensi superiori al 30% di quanto dichiarato dal contribuente.

Per i contribuenti sottoposti agli indici Isa (pagelle fiscali) è prevista la possibilità di “dichiarare eventuali ulteriori componenti positivi per migliorare il punteggio di affidabilità fiscale”.

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