«Devo ammettere di non capire il Presidente del Consiglio». Così Pier Ferdinando Casini, già Presidente della Camera, e oggi senatore delle Autonomie, in un’intervista al Corriere della Sera. Conte, afferma, «rimane assediato a Palazzo Chigi. Vive ogni richiesta come una minaccia e presenta provvedimenti, pensiamo a quelli sui servizi segreti, discutibili e non condivisi nella maggioranza».
Casini la pensa come Matteo Renzi? «La penso come gran parte dei parlamentari del Pd e come molti nella maggioranza. Matteo è solo la punta dell’iceberg». «Il premier – sottolinea Casini – è impegnato dal mattino alla sera a respingere gli assedianti. Mentre dovrebbe essere lui stesso a chiedere ai capi partito la corresponsabilità in una situazione drammatica come quella in cui ci troviamo. Chi guida una squadra è certamente più forte se al suo fianco c’è un coro di leader di partiti a sostenerlo. Io vorrei Zingaretti, Di Maio, Renzi e Speranza, tutti nel governo con me».
Quanto a Renzi, che continua ad affermare che per Italia Viva non è una questione di poltrone ma di contenuti, Casini osserva: «Contenuti e poltrone sono sempre legati. Da quando sono in Parlamento, dal 1983, non ho mai visto altro. Scandalizzarsi per questo significa essere fuori dal mondo. Le liti tra Fanfani e Andreotti, le discussioni tra Craxi e De Mita, e gli stessi problemi che abbiamo avuto in una fase del centrodestra con Berlusconi, per non parlare di Prodi, sono sempre stati connessi ai contenuti e alle poltrone».
Sulla delega ai Servizi segreti che Conte tiene per sé, Casini commenta: «È una vicenda incomprensibile. È la prima volta nella storia della Repubblica che si registra un accanimento su una questione che non dovrebbe esistere. L’autorità delegata è una garanzia prima di tutto per Conte».