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Paolo Valentino (Corriere): «La forza della Germania di imparare dai suoi errori»

Sul Corriere della Sera Paolo Valentino sottolinea come il 26 aprile scorso sia stata una data importante nella storia della Germania. Quel giorno, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, il governo federale ha annunciato la fornitura di armi pesanti in una zona di guerra.

Ma forse ancora più importante è stata, tre giorni dopo, la risoluzione approvata dal Bundestag con 586 voti favorevoli e 100 contrari, che di fatto impegna l’esecutivo a «incrementare la consegna di armi pesanti e sistemi complessi» a Kiev, addestrando anche l’esercito ucraino a usarli.

Da quando il presidente russo ha scatenato la sua guerra di aggressione, Berlino ha bloccato il gasdotto Nord Stream 2; ha adottato i cinque pacchetti di sanzioni contro Mosca decisi dall’Unione europea, compreso l’embargo sul carbone; ha annunciato uno stanziamento di 100 miliardi di euro per la Bundeswehr e bilanci futuri per la difesa pari al 2% del Pil; ha portato il fondo per aiutare i Paesi in crisi da 225 milioni a 2miliardi di euro, la maggior parte dei quali destinati all’Ucraina.

Eppure, da due mesi a questa parte va di moda criticare la Germania per le sue cautele e il suo rifiuto ad assumersi più responsabilità politiche e strategiche. Ora, ci sono pochi dubbi che la Germania abbia molto da farsi perdonare per il suo atteggiamento degli scorsi decenni verso la Russia: l’illusione del «wandel durch handeln», il cambiamento attraverso il commercio; la miope scelta di legarsi quasi soltanto a Mosca per sue forniture energetiche, il gas soprattutto; una certa inclinazione, in particolare con il cancelliere Schröder ma anche con Angela Merkel, a capire un po’ troppo le ragioni del Cremlino.

Ma nessuno può onestamente contestare che, sia pure spinta da circostanze drammatiche come l’invasione dell’Ucraina, la riflessione critica del recente passato sia iniziata e tagli trasversalmente l’intero spettro politico.

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