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Fabio Panetta (Bce): «Serve uno scudo europeo contro l’inflazione»

«Possiamo e dobbiamo evitare che l’inflazione si radichi nell’economia, trasformando l’aumento dei prezzi che noi stimavamo temporaneo in un fenomeno strutturale e permanente». Queste le parole di Fabio Panetta, unico membro italiano nel Comitato esecutivo della Bce. Panetta ammette preoccupazione per l’inflazione che corre e chiede un’azione coordinata fra Francoforte, Unione e governi nazionali per fronteggiare senza costi economici eccessivi le conseguenze della guerra in Ucraina ed auspica uno “scudo europeo” che protegga i cittadini dallo choc energetico.

«Non possiamo imbrigliare l’inflazione da soli senza causare costi economici elevati. Occorre agire su più fronti, non solo con la politica monetaria. La comunità internazionale ha il dovere di adoperarsi per fermare la guerra e per far cessare le atrocità che si stanno verificando in Ucraina. Ma sostenere l’Ucraina e impegnarsi perché la guerra finisca in fretta è anche il modo più efficace per ridurre rapidamente l’inflazione».

«La pace allenterebbe le tensioni sui mercati internazionali (petrolio, gas, alimentari) che spingono l’inflazione». Inoltre, evidenzia che «dobbiamo rafforzare la cooperazione europea. Per reagire alle tensioni globali abbiamo bisogno di uno “scudo europeo”: vuol dire coordinare le politiche sull’energia — ad esempio per ridurre la dipendenza dalla Russia — e sull’import alimentare, raccordare le misure fiscali volte a contenere i costi dell’inflazione importata».

«Dobbiamo attuare gli accordi definiti a marzo nel vertice europeo di Versailles: nell’ambito della “autonomia strategica aperta” possiamo rendere più sicure le filiere produttive, diversificandole all’interno dell’Unione. Pensi alle opportunità offerte dalla possibilità di trasferire alcune fasi della produzione in regioni meno sviluppate d’Europa, come il Sud Italia, attraendo i capitali che stanno abbandonando i paesi che oggi sono considerati rischiosi dagli investitori globali».

«Evidenzia inoltre che «gli choc globali emersi a seguito della pandemia—il rincaro dei prodotti energetici, le strozzature all’offerta di beni — sono stati rafforzati dall’invasione dell’Ucraina. Le tensioni sono divenute persistenti e si sono acuite: l’inflazione è in aumento, mentre l’attività produttiva mostra segni di fiacchezza. Questo rende le scelte della Banca centrale europea più complicate, poiché una restrizione monetaria volta a contenere l’inflazione finirebbe per colpire una crescita già in calo, l’economia europea di fatto ristagna».

«Nel primo trimestre la crescita è stata dello 0,2 per cento, e senza i picchi registrati in alcuni Paesi — che potrebbero essere in parte “una tantum”— sarebbe stata nulla. Le maggiori economie soffrono: il Pil decelera in Spagna, è fermo in Francia e in calo in Italia. In Germania la dinamica è contenuta e mostra un indebolimento da fine febbraio, l’attimo in cui tutto è cambiato».

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