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Nel 2022 la spesa per i conti correnti sale a 104 euro | I dati

Non solo inflazione e tassi, nel 2022 per le famiglie è aumentato anche il costo di gestione dei conti correnti, soprattutto quello tradizionale.

Più contenuti invece gli aumenti per i conti online e quelli postali che porta a un aumento della forbice con le spese da sostenere per un c/c tradizionale.

Nel 2022 la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 9,3 euro rispetto al 2021, raggiungendo l’importo di 104 euro.

Si tratta del settimo incremento di spesa consecutivo.

La variazione della spesa è legata alla crescita sia delle spese fisse sia di quelle variabili, che hanno contribuito rispettivamente per il 63,4 e per il 36,6% all’aumento complessivo.

L’apporto più significativo è attribuibile alle spese fisse e in particolare ai canoni; le spese variabili sono cresciute sia per effetto della maggiore operatività della clientela sia per l’aumento dei costi delle operazioni.

La spesa per il pagamento dell’imposta di bollo è stata di 15,9 euro (17,4 euro nel 2021); includendo questa imposta, la spesa di gestione sale a 119,9 euro.

Sono i principali dati contenuti nell’indagine di Bankitalia sui conti correnti delle famiglie.

La rilevazione svolta nel 2023 è stata condotta su oltre 12.000 conti correnti bancari selezionati a partire da 605 sportelli, 1.085 conti on line non riferibili a sportelli e 1.000 conti correnti postali, selezionati a partire da 50 sportelli postali.

REMUNERAZIONE DEI DEPOSITI

In controtendenza con il trend di aumento dei tassi di interesse la remunerazione dei c/c si è assottigliata nel 2022.

Il 78,7% dei clienti, che non ha registrato scoperti di conto o sconfinamenti nel corso del 2022, ha detenuto una giacenza media di 7.665 euro (93 euro in più rispetto all’anno precedente) con un tasso di remunerazione pari allo 0,2%, in lieve calo rispetto allo 0,3% del 2021.

CONTI ONLINE, AUMENTA GAP COSTO CON C/C TRADIZIONALI

La crescita della spesa dei conti correnti online è stata poco pronunciata e pari a 0,7 euro, raggiungendo l’importo di 33,7 euro.

La contenuta variazione è determinata dalle maggiori spese fisse (canoni di base e “altre spese fisse”), mentre non si osservano significative variazioni tra le spese variabili.

La spesa di gestione dei conti on line, mette in evidenza l’indagine, resta su un livello ancora significativamente inferiore a quello dei conti bancari convenzionali: il divario di spesa, aumentato fino ad arrivare a 70,2 euro (61,8 euro nella rilevazione precedente), è legato alla crescita della spesa di gestione dei conti tradizionali.

La marcata differenza di costo tra le due tipologie di conto, spiega Via Nazionale, deriva principalmente dalla più conveniente struttura tariffaria.

La differenza più ampia, pari a 25,3 euro, si osserva nella spesa per i canoni di base e dipende da due fattori: la più bassa percentuale di clienti tenuti al pagamento dei canoni (il 60,9% della clientela on line contro il 72,4 di quella tradizionale); il costo del canone, inferiore di circa 30 euro a quello dei conti convenzionali.

Anche la più bassa spesa per l’emissione e la gestione delle carte di pagamento discende dai minori canoni.

Un profilo tariffario più favorevole si osserva anche tra le componenti delle spese variabili, soprattutto nelle spese di scritturazione contabile, gratuite nei conti on line, nei prelevamenti di contante presso gli Atm, nei bonifici on line e nei pagamenti automatici.

Tra i due tipi di conti non si notano significative differenze nei livelli medi di operatività: nel corso di un anno il numero di operazioni on line in rapporto all’operatività totale è stato pari all’85,6% per i conti on line e al 75,1 per quelli convenzionali.

CONTI POSTALI

La spesa di gestione di un conto postale è stata pari a 59,6 euro, per un aumento di 1,6 euro rispetto all’anno precedente (nel 2021 era cresciuta di 5 euro).

Le spese fisse sono cresciute di 4,1 euro, soprattutto per la maggiore spesa per i canoni di base.

La diminuzione delle spese variabili, pari a 2,5 euro, è in gran parte attribuibile alle minori altre spese variabili e alla minore spesa per prelievi presso gli Atm.

Il divario di spesa tra conti postali e ordinari si è ampliato da36,7 a 44,3 euro, anche in questo caso per effetto della maggiore crescita della spesa di gestione dei conti correnti bancari.

Il divario, spiega Via Nazionale, presenta tuttavia una componente strutturale attribuibile sia alla particolare composizione del paniere di servizi e operazioni sia alla diversa struttura tariffaria.

La clientela postale, infatti, fruisce saltuariamente di servizi come la tenuta di dossier titoli che alimentano le “altre spese fisse” (poco più dell’1%dei clienti postali contro quasi un quarto dei clienti bancari); anche la percentuale di clienti titolari di almeno una carta di credito è molto più bassa tra i conti postali (il 7,9 contro il 35%).

Persistono, inoltre, significative differenze per i canoni di base.

Quanto alle spese variabili, le maggiori differenze sono attribuibili alle spese di scrittura delle operazioni effettuate allo sportello, che continuano a essere gratuite per i conti postali, alle minori spese per i pagamenti automatici, i prelievi Atm e i bonifici on line.

CODACONS, IN 5 ANNI COSTI C/C AUMENTATI DEL 31%

In 5 anni, la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta del 31%, a fronte di una inflazione, nello stesso periodo, del +11,6%.

Lo sottolinea il Codacons aggiungendo che nel 2017, secondo i dati di Bankitalia, la spesa di gestione di un conto si attestava a 79,4 euro: la spesa è cresciuta in totale di 24,6 euro.

Le spese fisse passano dai 52,8 euro del 2017 ai 72,8 euro del 2022, con un incremento del 37,9%, mentre quelle variabili salgono da una media di 26,6 euro di cinque anni fa a 31 euro (+16,5%).

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