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Donata Lenzi (Pd): «Errore il il consenso necessario alla vaccinazione in Rsa. Così si complica la procedura a chi lavora in emergenza»

L’anno inizia con un decreto legge (1/2021) che nel regolare, per decreto e non per dpcm e questo è positivo, misure anti covid inserisce anche un norma che riguarda il consenso alle vaccinazioni nelle Rsa.

Cosa prevede? Prevede una regolamentazione del consenso delle persone incapaci ricoverate in Rsa, ripetendo norme già previste o innovando nel segno della complicazione.

L’articolo prevede al comma 1 che il consenso sia dato dal tutore o dall’amministratore di sostegno, richiamando la legge che lo prevede già. Ma se un amministratore di sostegno non c’è ( e succede spesso) o non è rintracciabile allora la legge al comma 2 indica nel direttore sanitario o nel medico della struttura o nel direttore sanitario dell’Asl il sostituto amministratore di sostegno temporaneo. Prima di firmare il modulo di consenso al posto del paziente questo amministratore pro tempore dovrà cercare i familiari, se noti, per chiedere il loro consenso e così dovrà fare anche l’amministratore di sostegno stabile, quello indicato nel comma 1.

Se i pazienti sono contrari si ricorre al giudice tutelare. Giusto per semplificare!

L’articolo  è un esempio di burocrazia lontana dalla realtà e priva di esperienza dell’emergenza. Non si pensa a cosa comporta in una Rsa di media grandezza  passare i giorni a cercare familiari entro il terzo grado che autorizzino la vaccinazione (con firma autografa su modulo apposito) dell’anziano ricoverato incapace e senza amministratore di sostegno, o contattare il giudice tutelare, inviargli la relazione medica e aspettare il decreto di convalida.

Il tutto mentre hai mille altre cose veramente urgenti da fare.

Occorreva intervenire? Secondo me no. Per tutti i pazienti che sono ancora in grado di esprimersi basta la loro dichiarazione di consenso (anche video registrata) si poteva aiutarli fornendo un modulo di consenso comprensibile e non lungo paginate di avvertenze tecniche. Per chi ha l’amministratore di sostegno la legge è chiara e non occorre nulla ma in questo decreto al comma 3  gli si complica la vita obbligandolo a sentire i famigliari con conseguenze paradossali per cui per autorizzare un intervento chirurgico l’amministratore di sostegno procede in autonomia, per la vaccinazione cerca il consenso dei parenti. Per altro la nomina di un amministratore di sostegno è procedura che prevede già il coinvolgimento preventivo dei parenti e spesso è uno di loro a essere nominato.

Rimangono i casi di incapacità per i quali non è stato nominato un amministratore. Quanti sono ? migliaia di degenti che nella maggioranza dei casi medici curanti e familiari hanno gestito quotidianamente insieme nel miglior interesse del paziente senza ricorrere al giudice. Ad essi avrei lasciato ogni decisione tanto più in una logica emergenziale (comma 7 articolo 1 legge 219/2017” nelle situazioni di emergenza o di urgenza il medico e i componenti l’equipe sanitaria assicurano le cure necessarie, nel rispetto della volontà del paziente ove le sue condizioni cliniche e le circostanze consentano di recepirla”).

Si voleva intervenire a chiarimento?  Bisognava farlo con l’obiettivo di semplificare le procedure, non di complicarle. Bastava scrivere che in fase di pandemia, il medico curante, valutate le condizioni di salute del paziente, procede alla vaccinazione della persona incapace senza necessità di acquisire il consenso.

Sul coinvolgimento dei pazienti non si è compreso che la legge 219/2017 che regolamenta il consenso ha fatto una scelta i grande prudenza sul potere sostitutivo dei parenti nelle decisioni sanitarie, lo prevede solo quando il paziente stesso lo ha indicato preventivamente. A questo si può aggiungere il riconoscimento del ruolo del coniuge o della parte dell’unione civile fatto nella legge che regola le unioni civili. Negli altri casi il loro ruolo è di supporto alle decisione non di sostituzione. A loro va chiesto cosa avrebbe voluto il paziente e non quali sono le loro opinioni. Questo a maggior ragione se nella rsa non si sono mai fatti sentire.

La vaccinazione tutela il paziente e tutela quanti convivono con lui nella stessa struttura. Questi sono gli interessi che devono prevalere. Semplificare e agevolare questo l’aiuto che l’amministrazione centrale deve dare.

Questo articolo di legge otterrà poi un effetto politicamente non valutato, aprirà una discussione parlamentare su obbligo o non obbligo della vaccinazione, o su categorie da vaccinare prima di altre. Temi delicatissimi che è bene che il parlamento affronti, speriamo nel modo migliore.

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