Si torna sul parquet, a patto che squadre e giocatori siano costantemente monitorati e sottoposti ai test Covid-19: è la condizione per la ripresa della stagione NBA. Iniziati martedì scorso, gli esami su giocatori e staff delle 22 squadre impegnate nel finale di campionato, in Florida, registrano però un numero crescente di atleti positivi al coronavirus. L’ultimo è Jabari Parker, ala di Sacramento. A raccontare di aver contratto il virus “a Chicago qualche giorno fa” è stato lo stesso giocatore: “La mia guarigione progredisce e mi sento bene – ha commentato Parker – non vedo l’ora di unirmi ai miei compagni a Orlando, quando torneremo sul parquet”, si legge in una nota pubblicata sul sito del club. L’ ottimismo del campione di Sacramento stride con la situazione sanitaria dello Stato che dal 31 luglio ospiterà, nel Walt Disney World Resort, le partite che mancano per decretare i campioni 2020 del basket nordamericano. Da oltre una settimana, infatti, si assiste a un’ impennata dei casi di coronavirus, arrivati ad oltre 100.000, secondo l’ultimo conteggio.
L’elenco dei positivi si allunga: al nome di Parker si aggiungono quelli di Malcom Brogdon (Indiana) e Nikola Jokic (Denver). Jokic ha contratto il virus in Serbia la scorsa settimana, dove è stato fotografato al fianco di Nole Djokovic, anche lui contagiato. Asintomatico, dovrebbe avere il via libera per il ritorno in Colorado entro una settimana. Secondo i protocolli sanitari stabiliti dall’NBA, il giocatore dovrà risultare negativo due volte in 24 ore in Serbia, prima di essere autorizzato a viaggiare. Una volta in  Colorado, dovrà essere nuovamente testato ed essere sottoposto a un esame cardiaco. Sono risultati positivi anche due giocatori dei Phoenix Suns, club che però non è coinvolto nel finale di stagione e che non ha fornito i nomi degli atleti risultati positivi. I test in corso sono una fase preliminare, prima della partenza prevista tra il 7 e il 9 luglio, alla volta della Florida.