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Misure di austerità troppo severe provocano fortissime tensioni sociali e non migliorano la sostenibilità del debito | L’intervento di Jacques Moscianese

Riportiamo il testo integrale dell’intervento di Jacques Moscianese, Executive Director, Group Head of Institutional Affairs, Intesa Sanpaolo, all’evento L’Italia e la riforma della governance europea organizzato da Intesa Sanpaolo.

Questi ultimi anni hanno posto l’Europa di fronte a sfide difficilmente prevedibili. Gli scenari estremi che abbiamo vissuto hanno rappresentato un’opportunità per osservare progressi inediti nell’azione europea.

Dobbiamo proseguire in questa direzione, affrontando le sfide che l’attuale nuovo contesto geopolitico ed economico pone all’Unione Europea, per poter competere in un contesto internazionale senza essere in una posizione di svantaggio (con potenze come Stati Uniti e Cina). Dobbiamo pensare all’Europa come a un’unica economia in grado di valorizzare le potenzialità di ciascun paese.

Per introdurre i lavori di oggi vorrei ripercorrere alcuni passaggi fondamentali su come l’Europa ha affrontato le emergenze più recenti, riuscendo ad adottare alcune delle più significative azioni poste in essere negli ultimi 20 anni.

La fase pandemica

Con lo scoppio della pandemia (marzo 2020), è stata attivata prontamente la clausola di salvaguardia generale (general escape clause) del Patto di stabilità e crescita (PSC). Gli Stati membri hanno potuto reagire alla crisi fornendo un considerevole sostegno alle loro economie, discostandosi in misura rilevante ma temporanea dai requisiti di bilancio del PSC.  

L’azione dell’Unione Europea si è fondata sull’introduzione di strumenti straordinari e temporanei: il “Sostegno per attenuare i rischi di disoccupazione in emergenza” (Support to mitigate Unemployment Risks in EmergencySURE) ha dotato l’Unione di una capacità di prestito pari a €100 mld; NextGeneration EU (NGEU) ha messo a disposizione dei paesi membri oltre €800 mld, sotto forma di sovvenzioni e prestiti, per sostenere la ripresa economica e per finanziare investimenti per la doppia transizione, verde e digitale.

Sostegno e responsabilità sono due valori che il nostro Gruppo ha perseguito fin da subito, in qualità di primaria banca del Paese e di una delle principali banche europee, e che non si limitano all’ambiente e alla transizione energetica ma che coinvolgono molteplici ambiti come i progetti di inclusione sociale.

Il Gruppo a maggio 2021 si è impegnato a fornire €410 mld di finanziamenti all’economia italiana entro il 2026, di cui €76 mld per la Green e Circular Economy e la transizione ecologica. La Divisione IMI CIB ha, inoltre, rafforzato l’offerta in ambito ESG permeandone tutti i prodotti di finanziamento, con particolare focus sui progetti infrastrutturali e sulle filiere strategiche, al fine di fornire ai propri clienti le risorse finanziarie e le competenze tecniche affinché i programmi comunitari potessero rappresentare uno strumento concreto di volano per la ripartenza dell’economia.

L’uscita dalla fase emergenziale del Covid e la scellerata guerra

L’invasione russa dell’Ucraina ha avuto impatti significativi sulle politiche espansive nell’UE e sugli equilibri tra la politica monetaria e le politiche di bilancio europee e dei singoli Stati membri.

Lo scoppio della guerra ha messo a rischio la sicurezza energetica del continente e reso necessario un completo ripensamento della differenziazione delle fonti di approvvigionamento.

L’aumento dell’inflazione ha portato la BCE a una politica monetaria restrittiva, con aumenti già consistenti dei tassi di interesse.

Ulteriori rialzi che oggi il mercato si attende a causa di dichiarazioni di importanti esponenti del Consiglio Direttivo dovranno essere valutati con grande attenzione per scongiurare rischi di recessione evitabili. Per citare le parole del Governatore Ignazio Visco, nel suo recente intervento al Congresso Assiom Forex, “l’azione restrittiva può ora proseguire con la giusta cautela, valutando con attenzione le implicazioni per l’economia e le prospettive d’inflazione delle misure già adottate e delle osservazioni relative all’evoluzione delle loro determinanti”.

A differenza di quanto accaduto durante la crisi pandemica, quando politica monetaria e politiche di bilancio nazionali erano ben coordinate nella finalità di evitare una recessione profonda, oggi abbiamo ancora politiche di bilancio espansive. Le politiche degli Stati membri dovranno essere particolarmente selettive, orientate a ridurre le disuguaglianze economiche accentuate dagli effetti della crisi energetica e volte a migliorare il potenziale di crescita economica, attuando le riforme programmate nei tempi previsti.

L’Unione europea, dal canto suo, dovrà evitare una eccessiva frammentazione del mercato unico come accaduto con il Temporary Crisis and Transition Framework sugli aiuti di Stato che ha visto la Germania stanziare ben il 53% dei fondi autorizzati, mentre la Francia si è assestata al 24% e l’Italia solo al 7%.

Non mi soffermerò sulla frammentazione del mercato unico, di cui gli autorevoli speaker e i panelist potranno discutere oggi in maggior dettaglio; vorrei solo ricordare come tale tema si riproponga con forza anche nella discussione sulla risposta che l’Unione vorrà dare agli Stati Uniti a fronte dell’Inflation Reduction Act.

A seguito dello scoppio della guerra è stato promosso nell’agenda energetica europea, il piano RePower EU, con lo scopo di salvaguardare la sicurezza energetica del continente, riducendo la dipendenza dalla Russia, differenziando le fonti di approvvigionamento e incentivando la transizione verso un’energia sostenibile, anche attraverso un maggior impiego delle fonti rinnovabili. Il piano prevede misure finanziarie e legislative per costruire in Europa le infrastrutture e gli investimenti necessari, da declinare proprio in queste settimane in ciascun piano di rilancio dei paesi (es. nel PNRR italiano).

La proposta della Commissione per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita

La Commissione, nella propria Comunicazione del 9 novembre 2022 ha riconosciuto il parziale insuccesso di alcune delle regole attuali e l’insufficiente attenzione all’eterogeneità delle posizioni fiscali degli Stati membri. Ecco dunque emergere l’esigenza di rivedere le regole del gioco entro fine anno, quando scadrà la clausola di salvaguardia del PSC, così come confermato dal Commissario Paolo Gentiloni.

La modifica di alcuni aspetti dell’attuale quadro regolamentare ha diversi obiettivi, fra i quali, consentire agli Stati membri di affrontare le sfide economiche con finanze pubbliche sostenibili, dotarsi di un nuovo sistema di regole più semplici ed efficaci, avere una maggiore titolarità da parte degli Stati membri e ottenere una riduzione degli elevati livelli del rapporto debito pubblico/PIL da perseguire gradualmente e con misure socialmente accettabili. C’è oggi la consapevolezza che misure di austerità troppo severe non solo provochino fortissime tensioni sociali ma alla fine non migliorino la sostenibilità del debito. Questa consapevolezza non c’era nel 2011-12!

L’attenzione alle conseguenze sociali delle politiche di bilancio è un atteggiamento auspicabile da parte dei governi, perché non bisogna ignorare che – nelle democrazie come quelle europee – il sostegno dell’opinione pubblica è un asset per lo Stato, che permette di raggiungere in modo più duraturo obiettivi che altrimenti incontrerebbero una forte contrarietà dei cittadini, rischiando di far arenare riforme importanti anche se talvolta impopolari.

Con la presentazione della Comunicazione è iniziata ed è tutt’ora in corso la discussione tra gli Stati membri per raggiungere un accordo politico che faccia da viatico per la vera e propria proposta legislativa, che la Commissione Europea presenterà nei prossimi mesi.

A ciò si dovrà sommare una politica fiscale armonizzata, con riguardo ai redditi da lavoro e impresa, perché senza questa l’integrazione economica non sarà mai davvero compiuta. In questo senso, il passaggio dalla regola dell’unanimità a quella della maggioranza qualificata potrà essere essenziale per risolvere l’attuale impasse.

Considerazioni finali

Nella proposta della Commissione viene ribadito come la sostenibilità dei debiti pubblici debba andare di pari passo con la crescita, enfatizzando quella doppia finalità insita nella dicitura “Patto di stabilità e crescita” (PSC).

Dobbiamo attivare il potenziale di crescita della nostra economia che è di gran lunga più ampio di quanto mostrano i dati del PIL italiano. La leva principale deve essere l’incremento della produttività, la cui tendenza negli ultimi venti anni ci ha visto largamente penalizzati nel confronto con gli altri tre grandi partner europei (Germania, Francia e Spagna).

Inoltre, c’è ampio consenso a livello europeo, nazionale e nella nostra Banca che la crescita debba essere sempre più sostenibile e inclusiva.

La transizione ambientale non è un semplice slogan o un aggravio di costi per le imprese. È una straordinaria opportunità su cui investire per anticipare un mega trend che acquisterà nel tempo sempre maggiore forza e coinvolgerà paesi, come Cina e India, ancor oggi restii a fare rapidi passi in questa direzione.

Già molto è stato fatto e i numeri lo dimostrano. Il mercato ESG ha mostrato una crescita significativa negli ultimi 3 anni (FY19-FY22) sia nei prestiti sindacati sia nelle obbligazioni. In EMEA i prestiti ESG sono cresciuti con un CAGR del 38% e le obbligazioni ESG hanno seguito un percorso simile con una crescita del 48%. A livello globale abbiamo osservato un trend analogo.

Le linee guida della Commissione dimostrano ancora una volta come gli obiettivi ESG non siano stati messi in dubbio né durante la pandemia né, tantomeno, durante la crisi causata dalla guerra in Ucraina.

Non vi è sicurezza energetica senza sostenibilità e viceversa. L’una non può prescindere dall’altra.

Si tratta, pertanto, di mettere in atto cambiamenti che impatteranno sempre di più tutte le realtà, comprese quelle finanziarie, e che vedono Intesa Sanpaolo, da tempo, attiva nella ricerca di proposte e soluzioni per la sua clientela e per l’intero Paese.

La sostenibilità è una tematica centrale e trasversale e occupa uno dei pilastri del Piano d’Impresa 2022-2025 di Intesa Sanpaolo, che continuerà a dedicare grande attenzione nel supportare la transizione sostenibile della propria clientela. Intesa Sanpaolo, grazie alla Direzione Institutional Affairs, possiede, inoltre, un osservatorio privilegiato a Bruxelles, da dove segue, tra le varie tematiche d’interesse, molteplici tavoli europei legati alla crescita sostenibile e alla finanziabilità degli investimenti.[1]

Vorrei citare un recente esempio che testimonia come l’Europa sia sempre più vicina alle dinamiche dell’economia reale e come banche e istituzioni possano trovare terreno comune per strutturare prodotti innovativi che siano di beneficio per le aziende e per la collettività e che permettano di realizzare le politiche economiche di crescita, privilegiando i principi di sostenibilità. Abbiamo contribuito attivamente a un progetto per supportare lo sviluppo dell’Alta Velocità sulla tratta Palermo-Catania, in cui BEI ha approvato un maxi-intervento pari a €2,1 mld e che ha attivato risorse complessive per €3,4 mld[2].

L’intervento, oltre a un finanziamento diretto al MEF, include un innovativo strumento di contro-garanzia (a favore di intermediari finanziari e CDP), studiato insieme a Ferrovie dello Stato Italiane e in cui Intesa Sanpaolo ha avuto un ruolo di apripista. Il progetto per il nuovo collegamento Palermo-Catania beneficerà anche di una quota di fondi del PNRR, rappresentando un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privato.

La grande ricchezza del tessuto imprenditoriale italiano e la capacità di risposta dell’Unione Europea mi rendono, quindi, ottimista circa le scelte che saranno fatte e le opportunità di crescita che potremo cogliere, con il pieno supporto da parte delle istituzioni pubbliche, di quelle finanziarie e degli investitori, così come avvenuto anche nei periodi più drammatici di questi ultimi anni.

Alla luce di tutte queste considerazioni e delle rilevanti implicazioni per l’Italia, ci è sembrato importante incontrarci e confrontarci, qui oggi, sulla necessità e sulle modalità del cambiamento della governance economica europea.

Lascio ora la parola al dottor Marco Buti per approfondire la proposta della Commissione Europea e nella successiva tavola rotonda cercheremo con i nostri graditi ospiti di capirne i dettagli, gli impatti e i risvolti.

Ringrazio ancora tutti per il vostro prezioso contributo.


[1] Alcuni esempi includono: abbiamo aderito con più di un anno di anticipo alla Net Zero Banking Alliance, seguiamo i lavori legati alla tassonomia ESG Europea, siamo stati la prima banca italiana (tra le prime sei in Europa) a essere ammessa alla European Clean Hydrogen Alliance della Commissione Europea e guidiamo uno dei tavoli di lavoro della Renewable and Low Carbon Fuel Alliance, per la finanziabilità di progetti di riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti, anche attraverso lo sviluppo di tecnologie innovative come l’idrogeno, insieme ai leader industriali italiani ed europei

[2] Ulteriori dettagli dal Comunicato Stampa del 14/3/23: l’intervento di BEI da €2,1 mld è suddiviso in un finanziamento diretto al MEF di €800 mln e un innovativo strumento di contro-garanzia, studiato insieme a Ferrovie dello Stato Italiane, da €1,3 mld a favore di intermediari finanziari. La contro-garanzia al 50% è sostenuta dal programma InvestEU e consente di raddoppiare le garanzie fino a €2,6 mld che, sommati al finanziamento concesso al MEF, portano il totale delle risorse attivate a €3,4 mld. Il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria beneficia anche di €1,4 mld provenienti del PNRR

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