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Michele Brambilla (Quotidiano Nazionale): «Nelle zone rosse, gli unici italiani condannati agli arresti domiciliari sono i giovanissimi e i giovani»

“Adesso che si sta studiando l’ipotesi di fare di tutta l’Italia una zona rossa, è bene che teniamo a mente una cosa che ci è sfuggita: nelle zone rosse, gli unici italiani condannati agli arresti domiciliari sono i giovanissimi e i giovani, fascia d’età 12-25 anni”. Lo fa notare il direttore del Quotidiano Nazionale, Michele Brambilla. “Nelle zone rosse – spiega Brambilla – chiunque sta lavorando può uscire: le attività produttive sono tutte aperte, a differenza di marzo-aprile. Poi si può uscire a fare la spesa, e di solito non ci vanno i ragazzini. Poi si può uscire per motivi di salute. Poi possono uscire i bambini che vanno alle materne, alle elementari e in prima media.

Dalla seconda media all’università, son tutti reclusi. Non possono andare a scuola. Non possono fare sport. Non possono andare a trovare gli amici. A differenza dei coetanei delle zone gialle, non possono neanche andare al bar fino alle sei di sera. E’ vero che i giovanissimi passano ore davanti allo smartphone. Ma forse lo fanno anche perché noi non offriamo loro alternative di una realtà che non sia quella digitale. E quando loro sono costretti a vivere solo davanti a una tastiera, ne soffrono.

Magari non tutti lo manifestano, ma tutti covano dentro una sofferenza con la quale temo si dovranno fare i conti nei prossimi mesi e anni. Nei giorni scorsi il presidente della Liguria Toti ha sollevato un problema reale, affermando che bisognerebbe pensare innanzitutto a proteggere gli anziani, che si ammalano più gravemente. E’ ovvio che non si tratta di chiudere in casa gli anziani. Ma di studiare tutta una serie di misure che proteggano soprattutto chi, se si becca il virus, finisce in ospedale. Della salute mentale (e dell’infelicità) dei giovanissimi, invece, non frega niente a nessuno. Forse perché tanto quelli non votano”.

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