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Maurizio Stirpe (Confindustria): «Necessaria la riforma degli ammortizzatori: centrale un percorso indirizzato al reimpiego»

La vera sfida è quella di assicurare le tutele e il percorso di formazione finalizzato a trovare un nuovo impiego. In questo momento, secondo Confindustria, l’approccio dello Stato è passivo: “Gli uffici di collocamento non funzionano e non c’è nessun vincolo da parte del lavoratore che percepisce la Naspi di formarsi per riuscire a trovare un nuovo impiego. Una riforma dovrebbe prevederlo. E bisognerebbe contemporaneamente rendere efficienti le politiche attive”. A sottolineare le criticità del sistema è Maurizio Stirpe, vicepresidente di Confindustria per i rapporti sindacali, intervistato da Il Sole 24 Ore: “Non voglio creare allarmismi – dice – ma se non si definisce una riforma avremo un futuro difficile, saranno dolori. Non si possono prorogare a oltranza il divieto di licenziare e la cassa integrazione”. Lunedì prossimo, Stirpe presenterà al ministro del Lavoro le proposte di Confindustria su un nuovo modello di tutele per chi perde il lavoro e su come rendere veramente efficaci gli strumenti per trovare una nuova occupazione.
“Non bisogna più mettere al centro il posto di lavoro ma prendersi cura dei lavoratori, delle imprese e delle persone. E quindi certamente assicurare un sostegno al reddito a chi perde il lavoro ma anche contemporaneamente attivare un sistema di formazione finalizzato al reimpiego. Questo garantirebbe anche una maggiore equità al sistema, sia per i lavoratori che per le imprese. La spesa per le politiche del lavoro deve essere riequilibrata: sono circa 30 miliardi all’anno, quasi interamente dedicati alle politiche passive”. Per Stirpe, va innanzitutto rivista la Naspi: “Finora è esclusivamente un sussidio economico per chi viene licenziato. Uno strumento che esiste in tutti i Paesi europei. Da noi però non viene accompagnato da una efficace e parallela ricerca di nuova collocazione. Gli uffici di collocamento non funzionano e comunque non c’è nessun vincolo da parte del lavoratore che percepisce la Naspi di formarsi per riuscire a trovare un nuovo impiego. Una riforma dovrebbe prevederlo. E bisognerebbe contemporaneamente rendere efficienti le politiche attive”.

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