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Massimiliano Fedriga (Presidente Regione Friuli-Venezia Giulia): «Chiusure, servono decisioni attuabili. La gente invece che proteggersi pensa a eludere le norme»

«Le decisioni vanno prese insieme ai cittadini, non sopra ai cittadini. Perché la differenza tra oggi e un anno fa, dobbiamo dircelo, è che tutte le misure funzionano molto meno». Lo dice al Corriere della Sera il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, secondo cui «allora le decisioni erano condivise, le persone sentivano che certe regole erano importanti per contrastare la pandemia. Oggi, dopo oltre un anno di stress, difficoltà e sacrifici, la gente più che a proteggersi pensa a eludere le norme».

«Oggi non serve la decisione perfetta, serve la decisione attuabile. Altrimenti, ci laviamo la coscienza con un decreto che poi resta lettera morta», aggiunge Fedriga, guardando con favore la novità che la cabina di regia governativa si riunirà e, laddove ci fossero dei miglioramenti, ci sarà un allentamento delle restrizioni.

«Lo ritengo un atteggiamento molto positivo. È la posizione che hanno tenuto gran parte dei territori: se ci sono aree di basso contagio, perché non devono andare in giallo? È chiaro che se uno ha i numeri da rosso o arancione è diverso. Non mi pare una cosa straordinaria. Credo sia l’unico metodo per evitare che le regole vengano ignorate».

Il governatore friulano afferma anche che, se fosse nelle sue facoltà, «disporrei che i dati siano immediatamente disponibili per tutti, in modo da fornire una base utile per le decisioni. Si è delegato alla componente scientifica la decisione, mentre io penso che la scienza debba fornire i dati e la politica scegliere. La politica deve prendersi la responsabilità delle decisioni, altrimenti non servono più né governo né Parlamento».

«E poi, da tempo chiediamo una revisione di alcuni parametri, l’Rt e la soglia dei 250 positivi ogni 100 mila abitanti. L’Rt è molto preciso ma molto tardivo. Di fatto, fotografa la situazione di due settimane prima. Il che ha un doppio svantaggio: si rischia di entrare in ritardo nelle misure di contenimento, e si rischia pure di uscirne tardi, con gravi danni per l’economia e anche per l’opinione pubblica: il discorso è ”non mi fanno uscire anche adesso che si potrebbe uscire”».

«Quanto all’indice dei 250 positivi – conclude -, il problema è evidente: punisce chi fa più tamponi. Più tamponi faccio, più sono penalizzato e dato che facciamo tanti tamponi, abbiamo tanti positivi: e restiamo rossi».

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