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Maria Cristina Messa (Ministra dell’Università e della Ricerca): «Vaccinare il più in fretta possibile anche i docenti universitari»

Vaccinare i docenti universitari il più in fretta possibile è la richiesta di Maria Cristina Messa, ministra dell’Università e della Ricerca che, come medico, si è già vaccinata a gennaio con la doppia dose Pfizer.

«Includere anche i professori universitari fra gli insegnanti vuol dire dare la stessa importanza all’istruzione di chi è più piccolo e di chi è più grande» afferma in un’intervista a La Stampa. «Vanno vaccinati il più in fretta possibile. Una parte lo sono già, il resto lo farà presto permettendoci di aprire con tranquillità gli atenei. Io sono favorevole a una vaccinazione delle categorie che hanno contatti con il pubblico dagli addetti ai supermercati agli insegnanti».

Terminati i vaccini potranno riprendere le lezioni in presenza per tutti gli studenti universitari? «Dipenderà dai decreti che il governo sta approvando. Si segue il principio di una giusta prudenza ma faremo di tutto per riaprire. Parliamo di ventenni che hanno delle esigenze di socialità e di matricole di questo e dello scorso anno che delle università conoscono poco. È una perdita enorme in termini di competenze e di vita accademica».

«Le università – aggiunge – si stanno attrezzando anche attraverso la Crui, la conferenza dei rettori. Come ministero daremo il nostro sostegno con un aumento delle risorse per le attività tutoriali. Credo che il lavoro dei tutor vada rafforzato pensando non solo a un’attività per riportare gli studenti allo stesso livello di conoscenze ma anche per intervenire da un punto di vista psicologico e sociale».

Messa ricorda poi che «nel Recovery plan c’è un capitolo sostanzioso dedicato a istruzione e ricerca con 14 miliardi di investimento. È l’occasione per migliorare la ricerca italiana e eliminare i gap che la affliggono mettendo in campo maggiori risorse e riforme in modo da portare un profondo cambiamento nel sistema».

«Sono necessarie anche riforme per rendere il sistema più flessibile e per permettere ai soggetti del pubblico e del privato di lavorare insieme. Occorre, quindi, una semplificazione normativa molto importante nell’ambito della ricerca e poi una riforma sulla formazione che viene data agli studenti, deve essere più flessibile, deve permettere alle università di aprire in modo più semplice corsi e dottorati innovativi».

Inoltre, conclude, «il Cnr va rilanciato e non sepolto sotto problematiche che poco hanno di concreto. L’ente funziona, c’è un vicepresidente e sto attendendo la cinquina dei nomi per l’elezione del presidente».

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