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Maria Cannata (ex dirigente del Tesoro): «L’Italia non può ignorare il debito, il lavoro di Draghi non va smontato»

«Abbiamo un debito pubblico altissimo e questo non va mai dimenticato. Se c’è un rischio-Italia passa da qui, sostiene. Quindi attenti ai messaggi che si danno ai mercati».

Lo dice Maria Cannata, a capo della direzione del Tesoro che gestisce il nostro debito pubblico sino a tutto il 2018 per ben 17 anni intervistata da Paolo Baroni per La Stampa.

Rischiamo davvero di «deragliare» come ha scritto Hugo Dixon sul sito della Reuters?

«Questo è un tema che ricorre spesso, tutte le volte che c’è un quadro di incertezza. Un paese come l’Italia che ha il 150% di debito/Pil deve avere sempre ben chiaro che questo è un problema. Se lo si trascura, o ci si scorda questo fatto, subito gli investitori si preoccupano e diventano più guardinghi, tenendosi pronti nel timore di qualche peggioramento. È tutto molto collegato ad una questione di fiducia e credibilità».

Il dopo Draghi rischia di essere problematico?

«In questo momento, vista l’altissima credibilità internazionale che ha caratterizzato la figura di Mario Draghi, è evidente che avendo in prospettiva un cambio di governo con delle incertezze su chi sarà il nuovo premier e sulla sua capacità di mantenere gli impegni, come Draghi ha dimostrato nel corso di tutta la sua lunga carriera, nulla è scontato. Non lo è per nessuno, ancor meno per l’Italia che ha un debito pubblico così grande».

Il nuovo governo quali errori deve evitare per non avere problemi coi mercati?

«Deve evitare di smontare tutto quello che ha fatto il predecessore». Un classico di tutti i nuovi governi che si insediano… «È un classico, ma fino ad un certo punto: non è una cosa così comune, lo è diventato negli ultimi anni e non solo in Italia. Di solito, in precedenza, ci potevano essere cambiamenti e modulazioni differenti, ma una linea di fondo di continuità è sempre stata assicurata. Negli ultimi 5-6anni, invece, ne abbiamo viste un po’di tutti i colori».

E questo cosa ha prodotto?

«Da un lato, forse, ha reso i mercati meno sensibili a ciò che avviene in un singolo paese, anche a certe note che potremmo definire “di colore” e che in precedenza avevano avuto una enfatizzazione forse eccessiva. D’altra parte ha anche aumentato nei mercati la percezione che cambia menti repentini di linee di condotta sono diventati più frequenti e quindi più probabili. Cosa che ovviamente preoccupa di più in termini generali. Torno a dire: l’Italia ha questo fardello del debito e deve essere sempre attenta a non veicolare il messaggio che questo non è percepito come un problema».

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