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Marco Mari (presidente Green Building Council): «NextGenEu: servono progettualità e rendicontazione»

La crisi climatica ha costretto molti settori a ripensare il proprio impatto sul pianeta. Anche nel campo dell’edilizia è necessario andare verso un processo di decarbonizzazione e di sostenibilità, in quanto rappresenta più del 40% delle emissioni e allo stesso tempo più del 50% dei consumi delle risorse nazionali. Si è discusso di rigenerazione urbana e dell’ambiente costruito in diversi appuntamenti organizzati da “Rigenera city”, all’interno di RemTech Expo a Ferrara.

Come ha ricordato Marco Mari, presidente di Green Building Council, «il Next generation Europe per la prima volta pone una quantità di soldi estremamente rilevante in tale direzione e la strategia “renovation wave” è proprio dedicata alla rigenerazione urbana. Questa rigenerazione pone più del 37% delle risorse proprio a servizio della rigenerazione urbana. Dobbiamo porci più domande. La prima: quali sono le buone esperienze e le buone pratiche che ci possono guidare. Seconda: che cosa chiederà l’Europa per darci questi soldi».

Due elementi da considerare. «Delle progettualità che accettino di muoversi gestendo la complessità energetico-ambientale, coniugando elementi anche culturali del nostro ambiente costruito e con una grande attenzione alla salubrità».

Altro tema centrale è la rendicontazione ambientale. «Non esiste ad oggi un progetto a livello europeo la cui erogazione di fondi non preveda una strutturata rendicontazione» ha spiegato Mari. «Questa è l’analoga richiesta che l’Europa ci sta facendo. Fortunatamente abbiamo processi, per quanto riguarda l’edilizia e l’ambiente costruito, già in atto legati a quelli che vengono chiamati “protocolli energetico-ambientali”».

«Questi protocolli servono proprio per progettare, realizzare e gestire la sostenibilità, la resilienza e la salubrità negli edifici e nei luoghi in cui viviamo. E sono perfettamente coerenti alla richiesta di rigenerazione urbana e di rendicontazione che ci viene dall’Europa».

Su questo – ha concluso il presidente di Gbc Italia – sarà «importante iniziare ad utilizzare in maniera operativa questi strumenti, cosa che stiamo provando a fare per esempio nell’area della ricostruzione post sisma 2016 dato che questo potrà essere il progetto pilota più interessante, essendo quello che viene chiamato il più grande cantiere di ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale in Europa». 

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