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Marcello Minenna (DG Agenzia Dogane e Monopoli): «In pochi mesi, le economie sviluppate subiranno una nuova contrazione»

La violenza della seconda ondata pandemica in Occidente “e l’adozione di un nuovo round di lockdown non lasciano spazio all’immaginazione: le economie sviluppate subiranno una nuova contrazione economica in pochi mesi”.

E’ quanto si legge in un articolo del direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Marcello Minenna sul Sole 24ore che analizza l’impatto dell’epidemia sul commercio mondiale.

“Prima di invocare una nuova pioggia di miliardi di provenienza governativa, converrebbe dare un’occhiata alle conseguenze della prima onda di stimoli fiscali sui flussi commerciali e finanziari tra i grandi blocchi economici. Gli squilibri sono aumentati vertiginosamente sia nella fase di crollo degli scambi nel primo trimestre 2020 che durante la successiva ripresa. A fronte di un’espansione fiscale che ha raggiunto il 14% del Pil, gli Usa negli ultimi trimestri hanno accresciuto il disavanzo commerciale trimestrale di 70 miliardi di dollari fino a 170 (il 3,5% del Pil), dopo un periodo di contenimento nel 2018-2019”, scrive.

E a beneficiare di questa espansione delle importazioni Usa è stata la Cina, prosegue Minenna, sia per “l’enorme richiesta di materiale sanitario ed apparecchiature elettromedicali” sia per “l’accresciuta domanda di elettronica/informatica dovuta al potenziamento delle infrastrutture per il lavoro da remoto”.

Questo ha dunque “cambiato la struttura della domanda dei consumatori Usa che hanno aumentato la domanda di beni durevoli di importazione, per “la rimodulazione delle abitudini di vita di milioni di lavoratori, case più grandi in periferia, smart working”, scrive ancora Minenna ricordando per questo l’andamento dei differenti numeri di crescita Cina-Usa nel 2020: “a seguito di uno shock iniziale paragonabile -20%, tra febbraio ed aprile, la produzione cinese ha colmato il gap tornando sul vecchio sentiero di crescita, mentre gli Usa hanno accusato una perdita secca del -6% rispetto ai livelli precedenti”.

“A metà 2020 la Cina spende per l’import solo 50 centesimi su 1 dollaro incassato. Un gap che è diventato il motore della ripresa del Pil, cresciuto di un +3,2% nel secondo trimestre 2020 ai fronte di un calo nei Paesi Ocse del -9,8%. Questo è accaduto a fronte di uno stimolo fiscale del governo cinese de facto modesto (6,5% del Pil) ed una crescita del rapporto debito/Pil contenuta (circa +8%) rispetto alle economie occidentali (+20% con picchi al +30% in paesi come l’Italia)”, aggiunge Minenna.

Che conclude: “l’espansione fiscale monstre di Washington ha finanziato più che altro a costo zero la ripresa dell’economia cinese. Poiché si tratta di shift che possono divenire strutturali nell’interscambio tra le due economie, questo fenomeno non potrà essere ignorato a lungo, qualunque sia il colore dell’amministrazione che governerà gli Usa nei prossimi quattro anni”.

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