Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[Il reportage] Il futuro del Made in Italy dopo la pandemia: tra fashion, cibo, sport e industria

La seconda giornata del summit “Made In Italy 2021: Setting a New Course”, dal titolo “Key sectors for the restart of Made in Italy”, organizzato dal Sole 24 Ore, in collaborazione con il Financial Times e Sky TG24, è iniziata con l’intervista di Liliana Faccioli Pintozzi, di Sky TG24, alla viceministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Marina Sereni.

L’argomento su cui si è concentrato questo primo intervento è l’Afghanistan. «Parlarne al G20 ci consentirà di aprire un dialogo con Paesi anche molto diversi tra loro per cercare di trovare una soluzione concreta», spiega la viceministra, che ricorda «sarà una crisi di lungo periodo».

«l crollo del Paese può portare a flussi migratori massici verso i Paesi limitrofi. Per questo, tenendo sempre in conto i diritti civili dei cittadini, in particolare di donne e bambini, dobbiamo lavorare all’interno dell’Afghanistan. Dobbiamo far funzionare i servizi primari ed essere pragmatici: per portare aiuti bisogna aprire un’interlocuzione con chi tiene in mano il Paese».

Gli interventi sono stati coordinati in diretta studio da Silvia Sciorilli Borrelli, corrispondente da Milano per il Financial Times, e Chiara Piotto, giornalista di Sky TG24.

Made in Italy Fashion & Design

Si è entrati nel vivo del primo panel sul fashion e il design, Alessandro Binello, CEO di Quadrivio Group; Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana; Claudio Marenzi, il presidente di Herno; e Dario Rinero, CEO di Lifestyle Design. Ha moderato il dibattito Giulia Crivelli, la fashion Editor del Sole 24 Ore.

Il primo elemento evidenziato per l’innovazione nel futuro della moda è «il capitale, che servirà per seguire tutti i cambiamenti che stiamo vivendo», ha spiegato Binello. «La pandemia ha accelerato e rivoluzionato il Made In Italy, già solo nella virtualizzazione della distribuzione dei prodotti». Ma anche in merito alla sostenibilità «sono necessarie nuove professionalità, per studiare processi di produzione e distribuzioni più sostenibili, anche attraverso la digitalizzazione».

«Siamo partiti nel 2011 parlando di sostenibilità», ha continuato il presidente della Camera Nazionale della Moda Italia. «Parliamo di animal welfare ed emissioni C02. Più del 90% della filiera italiana si è adattata alle regole stilate da noi [la Camera della Moda]». Ma per rendere il fashion davvero sostenibile serve che il cambiamento sia «di sistema e di filiera: si fa tutti insieme. La nostra filiera è la prima al mondo per la produzione del lusso e può essere da traino anche per altre nazioni».

«Questo periodo drammatico ha dato accelerazione a processi che erano già in azione» ha affermato Marenzi. «Diciamo che, da una parte c’è stato uno stop (nei consumi), dall’altra parte c’è stato uno sprint per quanto riguarda i processi di innovazione, anche sulla sostenibilità – per quanto rimanga ancora molto da fare». L’obiettivo, ha specificato, è che «la sostenibilità diventi un non-tema, un punto imprescindibile del sistema. Dobbiamo ricostruire l’intero processo industriale, dai componenti chimici ai tessuti, ma anche sulle tempistiche di rinnovamento dei prodotti».

A seguire l’attrice e top model, Eva Riccobono, ha rilasciato una breve intervista a Nicoletta Polla Mattiot, la direttrice di How To Spend It Italy.

Riccobono ha parlato del mondo della bellezza, particolare che caratterizza da sempre l’Italia e il Made in Italy, e di cui lei stessa si è fatta portavoce. «Bisogna lanciare messaggi positivi, anche attraverso l’informazione», ha detto. «La moda è un mondo bellissimo che mi ha dato tanto, ma che deve fare sicuramente ancora molti passi avanti».

Nuovi scenari e prospettive internazionali per i settori agroalimentare e vitivinicolo italiano

Passando al tema del settore agroalimentare e vitivinicolo italiano sono intervenuti: Marco De Matteis, l’amministratore delegato di De Matteis Agroalimentare; Melissa Forti, baker e imprenditrice; Stefano Ricagno, vicepresidente Senior per il Consorzio per la tutela dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti docg; Luigi Scordamaglia, consigliere delegato Filiera Italia; e Ivano Vacondio, il presidente di Federalimentare. Si è occupata di gestire la discussione la giornalista di Sky TG24, Chiara Piotto.

«Dobbiamo far crescere l’export, anche delle piccole aziende (che sono moltissime sul territorio), soprattutto al Sud» ha detto Scordamaglia. «Con il Pnrr dobbiamo crescere nella competitività». In questo anche «la sostenibilità può essere una grande opportunità, a patto che siano utilizzate al meglio le risorse che abbiamo a disposizione. La sostenibilità ideologica non sarà utile a nessuno: non possiamo semplicemente smettere di produrre, dobbiamo imparare a farlo meglio».

«In Italia abbiamo la capacità di produrre cibo sano ed eccezionale, ma non possiamo adagiarci sui nostri successi», ha sostenuto De Matteis. «Il sistema Paese deve ricominciare a difendere alcuni suoi asset, come anche il cibo. Serve un’azione di natura culturale per spingere i nostri prodotti». E sulla sostenibilità ha affermato che «parlare di ambiente, società, benessere, deve essere legato alla ripetibilità del processo. Dobbiamo uscire dalle ideologie e rientrare in un’ottica molto più pragmatica».

«Il turismo enogastronomico ha un grande valore nel Paese, ma sono preoccupato per l’inflazione», ha dichiarato invece Vacondio. «Temo che non si tratti di una bolla, ma di un fenomeno strutturale. Se così sarà ci troveremo in grandissima difficoltà». Ma rispetto alla posizione dell’Italia nel mondo si dice ottimista: «ogni volta che competiamo con altri Paesi dimostriamo di essere più bravi. Chi ci copia lo fa proprio perché siamo così bravi». Sulla questione ambientale ha affermato che, sebbene tutti parlino di sostenibilità, si deve ricordare che dovrà essere «economica, ambientale e sociale». Ma soprattutto «avrà un costo e i consumatori dovranno comprendere che c’è un conto da pagare».

«Il mercato del vino è in una fase di grande crescita» ha sostenuto Ricagno. «Dobbiamo approfittare del momento, per crescere non solo in volume, ma anche in valore. Dobbiamo raccontare la nostra storia, che interessa il nostro consumatore. Nei prossimi anni dovremmo dedicarci a questo racconto per implementare anche la spinta al turismo». E ancora «nel settore vino è importante la sostenibilità. Ma non solo quella ambientale, anche quella economica. Se non capiamo questo sarà difficile poter giocare un ruolo importante anche a livello internazionale».

«L’Italia è sinonimo di qualità, di “cose fatte bene”», ha detto Forti. «Fuori dall’Italia si guarda la storia, la bellezza. Tutto quello che è Italia è eccezionale all’estero». Le nuove tecnologie e il digitale possono aiutarci, «perché ci mettono in contatto e ci fanno conoscere – potenzialmente – in tutto il mondo». In ambito di consapevolezza ambientale, ha sostenuto, «nonostante ci sia già molta attenzione, serve implementarla con una formazione, per far comprendere l’importanza dei valori della sostenibilità».

Cultura e Turismo: il binomio vincente per lo sviluppo economico del Sistema Paese

Nel terzo gruppo di dibattito, coordinato da Borrelli, si è trattato di cultura e turismo come propulsori dello sviluppo economico. Hanno preso parte Marina Lalli, la presidente Federturismo; Giovanna Melandri, la presidente della Fondazione MAXXI; Dominique Meyer, il sovrintendente della Fondazione Milano per la Scala; Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano.

«La gente sta tornando verso mete culturali» ha sostenuto Meyer. «Il Green pass – iniziativa che sostengo – non ha creato nessun problema al settore. Alcuni problemi, magari, si manifesteranno andando avanti, ma siamo fiduciosi che si riescano risolvere senza troppe difficoltà». Certamente, ha spiegato, «abbiamo bisogno d’aiuto, con il cambio delle capienze e il riconoscimento di vaccini come quelli russi». Ma allo stesso tempo «dobbiamo adeguare i prezzi per avvicinare un pubblico più ampio».

Sul Green pass si è detta favorevole anche Melandri, che ha affermato come sia stato uno strumento che «aiutato a riaprire permettendo al pubblico di sentirsi tutelato e in sicurezza. Ora siamo tornati quasi ai livelli pre-pandemia, nonostante non siamo ancora arrivati ad aprire le porte in maniera estensiva al turismo globale». Ma non solo, la presidente della Fondazione MAXXI, ha sostenuto che «è necessario fare un lavoro con i cittadini per permettere loro di scoprire la ricchezza culturale nelle loro prossimità». E propone che «la spesa sul consumo culturale entri a far parte del welfare moderno, magari dando modo di detrarlo dalla dichiarazione dei redditi», ha spiegato. «Va sostenuta la domanda per favorire la ricerca delle famiglie italiane di arricchimento culturale».

«Esiste un turismo distribuito sulla nostra penisola che, con le giuste infrastrutture, può funzionare con grande successo. Ci sono borghi, musei, piccoli siti che vanno valorizzati. Anche per attirare il turismo estero», ha dichiarato Lalli. «Oggi il denaro per questi investimenti esiste: dobbiamo usarlo al meglio».

Lo Sport System italiano: alfiere del Made in Italy e leva per lo sviluppo

A seguire si è dialogato in merito allo “Sport System italiano” con Lavinia Biagiotti Cigna, presidente di Marco Simone Golf & Country Club; Evelina Christillin, board member di UEFA, council member di FIFA e Italian Olympic Committee Member; Andrea Monti, Communications Director di Fondazione Milano-Cortina 2026; e Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico. Vittorio Eboli, giornalista di Sky TG24 ha guidato gli interventi, in cui si è discusso della Ryders Cup 2023, delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Milano-Cortina 2026, dei mondiali di calcio, ma anche di sostenibilità economica e ambientale, accessibilità delle infrastrutture e integrazione sociale.

«L’Italia ha saputo raggiungere grandi successi nello sport. Anche nel golf stiamo lavorando per ottenere lo stesso trionfo anche con la Ryders Cup del 2023, per cui siamo già pronti con due anni di anticipo», ha affermato Biagiotti Cigna. «Con lo sport si riqualifica il territorio, si investe nel sociale»

«Nella costruzione dell’evento delle Olimpiadi di Milano-Cortina servirà fare squadra, per ragionare in termini di sostenibilità economica e ambientale, pensando al mantenimento futuro delle strutture», ha spiegato Christillin.

«Le Olimpiadi di Milano-Cortina, a causa dell’impossibilità di raccogliere grandi fondi attraverso il ticketing, non potranno permettersi di costruire molte infrastrutture fisse», ciò si ricollega perfettamente al tema della sostenibilità economia e ambientale, ha spiegato Monti. «Mi auguro che Milano-Cortina porti all’Italia una cultura più inclusiva. È un’occasione economica straordinaria, ma anche sociale».

«Organizzare un grande evento non significa solo organizzare il palco, ma anche accompagnare il percorso organizzativo in un’ottica di responsabilità sociale e ambientale», ha sostenuto il presidente del Comitato Italiano Paralimpico. «Il movimento paraolimpico sta coinvolgendo i cittadini anche con percorsi di formazione, per far ripensare una vivibilità e l’accessibilità degli spazi turistici».

How will the pandemic change the world of work?

Nella sezione internazionale è intervenuta la professoressa di Management Practice alla London Business School, Lynda Gratton, in conversazione con Emma Jacobs, Work & Careers Columnist per il Financial Times, su come il mondo è cambiato dopo la crisi pandemica.

«Non sappiamo cosa accadrà in futuro, ma il modello ibrido, casa-ufficio, sarà la norma per molti settori. Ma bisogna pensare anche alla flessibilità temporale, non solo a quella fisica» ha detto Gratton. «Andando avanti si dovrà riprogettare il lavoro rispetto alle mansioni e alla produttività». Alcuni dirigenti non hanno ancora colto questa necessità, «ma con l’implementazione di alcune tecnologie sarà più facile gestire questa situazione». Sono molti i modelli che si stanno sviluppando anche grazie alla spinta data dalla pandemia.

Il ruolo dell’industria manifatturiera italiana nel mondo tra sviluppo digitale e sostenibilità

L’ultimo spazio di discussione è stato dedicato al ruolo dell’industria manifatturiera italiana, concentrandosi in modo specifico sullo sviluppo digitale e la sostenibilità ambientale. Hanno esposto le proprie prospettive Barbara Colombo, la presidente di UCIMU; Marco Mandelli, Head of Corporate & Investment Banking di BPER Banca; Maurizio Marchesini, il vicepresidente per le filiere le medie imprese di Confindustria; e Quang Ngo Dinh, amministratore delegato di Olivetti. L’incontro è stato moderato da Luca Orlando, del Sole 24 Ore, e introdotto dall’amministratore delegato di SIMEST, Mauro Alfonso.

«In risposta alla pandemia si manifestata la capacità di reagire in maniera estremamente efficace attraverso una collaborazione trasversale», ha spiegato Alfonso. «Digitalizzazione e sostenibilità sono stati centrali nella scelta degli strumenti di supporto di Simest per le Pmi. Nel nostro Paese abbiamo una classe imprenditoriale eccellente, che ha un potenziale enorme, anche in relazione al binomio digitalizzazione e sostenibilità».

«Il nostro settore ha visto un trend molto positivo e continuerà ancora a crescere» ha affermato Colombo. Oggi, dice, la presidente di UCIMU «ci troviamo in un momento favorevole dal punto di vista della domanda, ma anche in difficoltà per la crisi delle componenti e i rincari delle materie prime».

«Siamo usciti da una crisi pandemica dove gli imprenditori hanno fatto molto bene. Le aziende hanno raccolto abbondante finanza, anche grazie al sostegno pubblico e oggi si trovano in un momento di altissima liquidità» ha dichiarato Mandelli.

«Le cose stanno andando bene, ma ci sono settori che stanno avendo alcuni problemi legati alla transizione e alla crisi delle materie prime», ha sostenuto Marchesini. «Il vero banco di prova, per dimostrare che la crescita è strutturale e non solo una fiammata, è il 2022».

«La domanda di tecnologia sta aumentando. Nei prossimi anni ci sarà un incremento sensibile della produttività grazie alle nuove tecnologie» ha spiegato Ngo Dinh. «Con la pandemia è aumentata anche la consapevolezza dell’importanza dello sviluppo tecnologico nell’innovazione: l’emergenza sanitaria ci ha obbligato a utilizzare anche le tecnologie che avevamo già, ma che non avevamo ancora imparato a sfruttare a pieno». Inoltre, «grazie ai prezzi d’accesso relativamente bassi, anche le Pmi possono investire nell’innovazione secondo le proprie possibilità e necessità».

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.