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Luigi Curini (Italia Oggi): «Il flusso migratorio e l’impatto sulle condizioni femminili»

Su Italia Oggi Luigi Curini parla del fenomeno migratorio osservandolo da una prospettiva più prettamente culturale ed evidenziando come esso possa contribuire a migliorare le condizioni femminili nei Paesi d’origine.

“Quando si emigra in un nuovo paese, si entra in contatto con nuove norme, nuovi modi di vivere e di relazionarsi. Questo è sempre stato vero sia per i migranti che per le società che li accolgono.

Ma oggi lo sviluppo delle tecnologie da un lato e mezzi di trasporto più veloci ed economici dall’altro, consentono ai migranti di rimanere maggiormente in contatto con il loro paese di origine rispetto a quello che succedeva fino a qualche decade fa.

Ciò ha reso possibile uno scambio culturale continuo, quasi in tempo reale, con i propri familiari e amici lasciati nella propria patria. Un ambito su cui una serie di lavori scientifici si è occupato è stato in particolare le conseguenze di queste ‘rimesse culturali’ verso il proprio paese di origine per quanto riguarda la parità di genere”.

È stato evidenziato, spiega Curini, che “la relativa ampiezza della diaspora da un paese influenza positivamente tutta una serie di indicatori relativi al benessere delle donne, in particolare in quei paesi in cui la condizione femminile è in partenza più difficile: dalla salute, all’accesso all’educazione, per finire al tasso di partecipazione femminile al mondo del lavoro. Un impatto che si dimostra ben superiore rispetto a quello solo riconducibile alle rimesse strettamente economiche.

Ma non è tutto oro ciò che luccica. Perché a contare in modo cruciale per questo (benvenuto) effetto sono le caratteristiche del paese che ‘riceve’ i migranti.

Se la migrazione verso paesi con bassi livelli di ineguaglianza di genere è associata con la promozione di una migliore condizione delle donne nel paese di origine di questa migrazione, l’opposto accade se si migra verso paesi con tassi di ineguaglianza di genere elevati. Insomma, emigrare in Norvegia è una cosa, emigrare in Qatar, ben altra”.

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