“La questione dell’Ucraina, e della crisi economica che l’accompagna, ha per l’Europa un’unica ricaduta politica: il rischio di una nuova ondata di populismo.

Così, nel primo giorno di riunione del G7 in Germania, Mario Draghi cambia direzione e, in una riunione improntata a un linguaggio il più tecnico possibile, evoca uno scenario politico: «Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo»”.

Ne parla sulla Stampa Lucia Annunziata, secondo la quale la frase del premier “non è esattamente imbracciare un bazooka, ma non è nemmeno un passaggio irrilevante”. Secondo Annunziata, Europa e Usa sono d’accordo sul destino futuro dell’Ucraina nella Ue e anche sull’invio delle armi c’è accordo sostanziale.

“Sono rimasti aperti invece quasi tutti i dossier economici – grano, inflazione, crisi energetica – perché ciascun Paese riapre la scatola nera dei diversi interessi nazionali.

Draghi è ripartito in questa nuova fase di impegno prendendo in mano proprio i dossier economici, vestendo di nuovo il ruolo dell’economista di status, relazionandosi con alcuni suoi naturali interlocutori, come gli Stati Uniti.

Soprattutto, il premier italiano si è intestato la proposta di un price cap, cioè un tetto al prezzo del gas russo. Proposta lodata come necessaria, ma in pratica avversata da molti, e nei fatti rimandata a ottobre.

In questo G7, forse perché gli Stati Uniti si sono mostrati più favorevoli, Draghi sembra aver cambiato tattica, scendendo sul terreno della politica. Evocare il populismo, nel contesto europeo, significa parlare di destabilizzazione.

Per un uomo come Draghi, che si fregia della propria calma, il riferimento al populismo al G7 è dunque un forte segnale.

E la mente non riesce a non vedere che queste parole risuonano proprio mentre in Italia è in corso una resa dei conti dentro l’ormai ex fronte populista, nella versione leghista e in quella M5s”.