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Lo spazio inespolorato tra tutela della salute e difesa dell’economia. E le scelte giuste del Governo Conte

Stabilire i provvedimenti che deve adottare uno Stato, per risolvere un problema sanitario che riguarda tutti i propri cittadini, teoricamente è un compito di carattere scientifico.

Questo vale per esempio per l’influenza stagionale.

Ma quando il problema travalica il confine dell’ordinario e sconfina nello straordinario, le misure che si rendono necessarie, potrebbero essere draconiane.

Ecco dunque che i provvedimenti si riflettono in campi al di là del sanitario. 

Il più vicino per coinvolgimento è quello economico.

Ovvero l’influsso sulla dinamica dell’azione nel mondo del lavoro, che potrebbe avere dei coinvolgimenti tali da influire sul normale svolgimento.

Per fare un esempio: se si ritiene che il trasporto pubblico debba essere limitato, per favorire un’azione sanitaria più efficace, esso si rifletterà sulla presenza nei luoghi di lavoro.

Se gli spostamenti da un luogo all’altro saranno soggetti a limitazioni temporanee, tutta la filiera dello scambio delle merci subirà una diminuzione del flusso. E se verranno chiusi al pubblico categorie di esercizi commerciali, i proprietari avranno delle mancanze sui ricavi.

Ma il problema si intensifica, quando le chiusure e le limitazioni, sono tali da interrompere flussi strutturali, cosicché può mutare il quadro economico di una nazione.

Perché può innescarsi un effetto a catena, che porta alla  parziale paralisi del sistema.

Questo è ciò che sta succedendo in questi mesi, con la pandemia in atto, agli Stati di tutto il mondo.

Le inderogabili restrizioni sanitarie, hanno portato al depauperamento dei sistemi economici. In molti casi di difficile ripristino, in alcuni di irreversibile trend.

Di rimando, la priorità sanitaria, baluardo delle comunità organizzate, inizia ad essere coinvolta, in un ottica di bilanciamento, con altri aspetti dello Stato.

Sono situazioni limite, previste solo in linea teorica, ma in questo caso, l’evenienza remota si è verificata, innescando dibattiti nei governi delle nazioni, soprattutto nelle componenti politiche.

Una via maestra non sussiste.

Alcune norme giuridiche possono entrare in conflitto, dunque, riuscire a dirigersi verso una metodica inappuntabile è complesso.

Tra l’altro, le interpretazioni ed i diversi orientamenti, oltre ad essere attingibili nel perimetro: medico-scientifico, normativo e politico, investono una componente che riguarda la visione di realtà (idea di mondo) da parte del governante.

Il caso della Gran Bretagna e di Boris Johnson, è emblematico di tale circostanza. Il premier, da una politica di proposizione di “immunità di gregge” iniziale, ha cambiato rotta, dopo aver sperimentato sul proprio corpo la malattia.

In tale occasione l’orizzonte di visione della vita può essere mutato, considerando il comportamento più attento agli andamenti della malattia nel suo paese.

Ora in Gran Bretagna si sta attuando il lockdown, ma quando tale misura venne applicata in Italia, essa fu vista dai commentatori britannici come un’esagerazione.

Quel comportamento, invece, ha fatto scuola, tanto da divenire un modello chiamato informalmente “modello Italia”. Una scelta coraggiosa, avvenuta nel mese di marzo, con cui si sono ottenuti ampi risultati di contenimento.

Ma dopo tali restrizioni, è avvenuta una fisiologica battuta di arresto dell’economia. Così sono state attivate pratiche d’intervento, mirate e cospicue, grazie anche all’aiuto dell’Unione Europea.

Con un’efficace azione del governo, in tale contesto, volta a vincere le resistenze di alcune nazioni.

Ma ora che il virus si è ripresentato sul territorio, con notevole intensità, si è entrati in una fase ancora più delicata, perché appare all’orizzonte il conflitto tra il problema sanitario con quello del sistema economico, che presenta criticità al cospetto di nuove restrizioni.

Bilanciare gli interventi nell’ambito dei due concetti di tutela, sanitaria ed economica, presenta indici di difficoltà.

In quanto la salute del cittadino,  non riguarda esclusivamente la difesa dal virus, ma anche – in alcune fasce della popolazione – uno svolgimento lineare dell’alimentazione quotidiana.

Quindi i diritti fondamentali dell’uomo, che mossero i primi vagiti nella prima costituzione della Rivoluzione Francese, propongono una eterogenesi della gerarchia.

E’ quindi necessario avviare un dibattito filosofico-giuridico sul bilanciamento delle tutele dei cittadini, nei momenti emergenziali, per stimolare una normazione più esplicita e coadiuvante.

L’adattamento del diritto alle situazioni inedite, è un’occasione per gli Stati per divenire sempre più strutturati.

Ma va detto il governo italiano sta operando in un campo inesplorato, con un grande senso della tempistica ed un’autocoscienza delle proprie risorse.

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