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[Lo scenario] L’Italia va verso una recessione mite, +9,2 per cento dell’inflazione a settembre

Secondo quanto stimato da Confcommercio, il quadro macroeconomico italiano sta peggiorando. Per la fine dell’anno si va verso una “recessione mite”. Viene sottolineato come a pesare è soprattutto la corsa dell’inflazione spinta dallo choc energetico. Una situazione che minaccia le imprese: oltre 120.000 sono a rischio chiusura.

Dati preoccupanti che richiedono interventi strutturali da mettere in campo con «la massima urgenza per superare l’emergenza energetica, contenere l’inflazione e, dunque, evitare il pericolo recessione», ha sottolineato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Nonostante crisi gravissime a livello internazionale, l’Italia ha reagito «bene, meglio di altri Paesi europei, ma il caro energia inarrestabile rende più concreti i rischi di recessione. Una recessione probabilmente contenuta, ma pur sempre penalizzante», ha aggiunto.

Guardando ai numeri, secondo le stime della confederazione, nel terzo trimestre il Pil dovrebbe diminuire dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e aumentare dell’1,1% rispetto al terzo trimestre 2021. Con un ulteriore moderato peggioramento congiunturale nell’ultimo trimestre, il 2022 si chiuderebbe a +3%: una “recessione mite”, data da due cali consecutivi ma di “modesta entità” che potrebbero però avere un trascinamento negativo per il 2023, con un ritorno ad un’assenza di crescita.

Al momento l’aumento dei prezzi resta il principale nemico, come ha detto qualche giorno fa il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. A settembre, spiega Confcommercio, l’inflazione dovrebbe registrare il picco del 2022 con un aumento del 9,2% su base annua, in forte accelerazione rispetto al +8,4% di agosto quando aveva raggiunto il valore più alto da dicembre 1985.

A pesare sulla corsa dei prezzi è sempre il caro-energia. Metà dell’inflazione, sottolinea la confederazione, è causata dall’energia in modo diretto, e tra il 60% e 80% in modo anche indiretto comprendendo le materie prime alimentari e no. In media d’anno l’aumento dell’inflazione dovrebbe attestarsi al 7,5%. Nel 2023 dovrebbe rallentare al 5,7%.

«I costi sono fuori controllo, i prezzi alla produzione fanno +21% nei primi 7 mesi del 2022. Ma nei primi sette mesi del 2022 l’inflazione, al netto dell’energia, fa solo il 2,8%. Però questo accade grazia ai margini relativi delle imprese che si assottigliano», ha precisato il direttore dell’ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, durante la presentazione della congiuntura autunnale, sottolineando che il sistema «sta funzionando, ogni anello della filiera, dall’importazione alla produzione, ai grossisti, agli agricoltori, fino ai distributori, sta tenendo su di sé un pezzo della maggiore inflazione».

L’inflazione pesa anche sui consumi: si stima «un forte rallentamento nella seconda parte dell’anno». Ad agosto i consumi segnano -1,2% su base annua, con i servizi che tengono (+1%) mentre i beni calano (-2,4%). L’anno dovrebbe chiudersi con un incremento dei consumi attorno al 4%, segno di una forte frenata nel secondo semestre se si considera che nei primi sei mesi i consumi hanno segnato un +7,9%.

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